MACERATA - Lo hanno trovato accasciato sul pavimento del salotto di casa, privo di vita, intorno al corpo alcune macchie di sangue. Forse era già morto da giorni Stefano Mastropietro, il papà di Pamela, la diciottenne stuprata e brutalmente uccisa a Macerata nel gennaio del 2018. Pezzi della ragazza vennero rinvenuti in due valigie. L’uomo, 44 anni appena, separato dalla mamma della ragazza, abitava in un appartamento all’interno di una palazzina di famiglia a Morena, periferia sud-est della Capitale. I suoi familiari non lo avevano più visto uscire, non rispondeva al telefono e al citofono.
Gli accertamenti
Ieri mattina intorno alle 11 la terribile scoperta: inutile l’arrivo degli operatori dell’Ares 118.
Mastropietro era conosciuto come una persona cordiale e mite. Come Alessandra Verni, la mamma di Pamela, si era sempre battuto perché la loro “bambina”, che era nelle Marche ospite di una comunità per disintossicarsi dall’eroina, ottenesse giustizia e non fosse vittima, oltre che della violenza, del pregiudizio. Nonostante la separazione, aveva mantenuto un buon rapporto con la ex compagna e insieme avevano condiviso il grande dolore per una perdita tanto devastante.
Ieri la donna ha voluto scrivere un post su Facebook per ricordarlo, pubblicando una foto di lui e Pamela abbracciati e felici: «Almeno tu ora puoi riabbracciarla! Vi mando un grandissimo abbraccio angeli. Amore di mamma accogli il tuo papà tra le tue braccia». Una “festa della mamma” funestata ancora una volta dalla tristezza per Alessandra: «Non ho parole - dice con un filo di voce - è una “mazzata” enorme, l’ennesima. Oggi è una giornata immensamente triste. Non so molto, sembra sia stato un malore, se ne sta occupando la polizia, c’è la polizia».
In tribunale
Nella tragica vicenda di Pamela l’ultima sentenza risale al 22 febbraio scorso. I giudici della corte d’Assise d’Appello di Perugia, nell’ambito del processo bis di secondo grado, avevano confermato l’ergastolo per Innocent Oseghale, 33enne pusher nigeriano, accusato di avere violentato, ucciso e fatto a pezzi la diciottenne. Anche quel giorno il papà di Pamela era presente in aula. «Un altro punto. Siamo molto felici e orgogliosi della sentenza. Spero con tutto il cuore che venga confermata in Cassazione, ce lo auguriamo io e la madre», aveva commentato dopo la lettura della sentenza non nascondendo di avere provato «grande gioia». Appena tre giorni fa, invece, la mamma di Pamela aveva risposto a una lettera che Oseghale le aveva inviato dal carcere tramite l’Adnkronos. «Non ti perdono, non immagini il dolore che hai provocato. Non immagini le lacrime versate, il dolore forte al cuore come fossero tante pugnalate. Qui chi sta pagando e si farà veramente l’ergastolo sono io. Oltre ad aver massacrato mia figlia tu hai ucciso anche noi», la replica. Ieri nella palazzina di Morena nessuno ha voluto parlare: «Non è il momento, abbiate comprensione».
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