Morì per malore, moglie e figlio di inedia. La verità choc arrivata dall’autopsia dei Canullo scuote Macerata

La polizia sul luogo della tragedia avvenuta a settembre
La polizia sul luogo della tragedia avvenuta a settembre
di Benedetta Lombo
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Sabato 7 Maggio 2022, 03:15

MACERATA - «La vicenda dei Canullo deve far interrogare la nostra comunità». Così ha esordito ieri il capogruppo Pd Narciso Ricotta commentando l’esito dell’autopsia eseguita sui resti della famiglia Canullo ritrovata in casa senza vita dopo circa due mesi dalla morte dei tre componenti.

«Una città – ha aggiunto Ricotta – è veramente sicura quando si prende effettivamente cura dei propri cittadini, in particolare i più fragili ed è evidente che il nostro sistema di protezione sociale in questo caso non ha dato la risposta giusta perché la fragilità di questo nucleo familiare era nota da tempo e non è stata messa in atto alcuna strategia che potesse impedire questa fine tragica. Quindi c’è necessità da parte dell’amministrazione di un ripensamento dei meccanismi di sostegno alle persone fragili perché appunto è evidente che quello attuato fino ad oggi non è corretto».


Nei giorni scorsi il medico legale Roberto Scendoni e il tossicologo Rino Froldi hanno depositato i risultati dell’accertamento autoptico eseguito su Eros Canullo, ex imprenditore di 80 anni, la moglie Angela Maria Moretti, 77 anni ex insegnante e il figlio Alessandro di 54 anni. Dalle analisi è emerso che Eros Canullo ha avuto un malore ma non è morto subito, era lui ad occuparsi della famiglia perché la moglie da un anno era costretta a letto a causa di un ictus e il loro unico figlio era invalido dopo un tragico incidente avvenuto una trentina di anni fa. Mamma e figlio sarebbero morti dopo, lentamente, di inedia. 

I consulenti del pm Stefania Ciccioli hanno accertato dunque che la causa dei tre decessi è “naturale”. Ma è stata la solitudine, un distacco dalla comunità vissuto da tempo, che ha fatto sì che la loro drammatica fine venisse scoperta solo dopo circa due mesi dalla morte. Era stata la sorella di Angela Maria, un’anziana che vive a Milano a dare l’allarme dopo alcuni tentativi andati a vuoto di mettersi in contatto con la parente. Erano i primi di settembre del 2021 quando al civico 72 di Borgo Santa Croce intervennero 118, vigili del fuoco e polizia. Il cancello era chiuso con catena e lucchetto, la cassetta delle lettere era traboccante di posta e, per arrivare alla villa, dall’aspetto decadente ma non visibile dalla strada, bisognava percorrere un lungo viale.

Porte e finestre erano chiuse, i riscaldamenti erano rimasti accesi presumibilmente da prima dell’estate e quello che era rimasto dei tre corpi era stato rinvenuto in due stanze diverse: Eros nel bagno, madre e figlio nella camera da letto, lei sul letto lui a terra. Per entrare i vigili del fuoco e i poliziotti avevano dovuto indossare le bombole di ossigeno. È probabile che Alessandro abbia tentato di raggiungere il padre o la madre, ma aveva difficoltà deambulatorie e se fosse caduto, com’è presumibile sia successo, da solo non sarebbe mai riuscito ad alzarsi. In casa (una villa isolata al margine del Borgo Ficana non visibile dalla strada) poi non c’erano cellulari, l’unico modo per comunicare con l’esterno era il telefono fisso che probabilmente Alessandro non sarebbe riuscito ad usare con la disabilità che lo aveva colpito agli arti.


La tragica vicenda familiare dei Canullo aveva scosso l’intera comunità. «È una tragedia che ci ha sconvolto e ci fa riflettere – aveva commentato all’epoca il sindaco Sandro Parcaroli –. È evidente che le situazioni di solitudine e fragilità stanno aumentando in questo momento così difficile e dobbiamo essere tutti, istituzioni e cittadini, più attenti e solleciti nel riuscire a captare i bisogni legati all’isolamento sociale». «Al tempo – ha spiegato David Miliozzi, capogruppo di “Macerata Insieme” – avevamo chiesto una commissione d’inchiesta, per verificare la segnalazione che era arrivata in Comune a maggio. Ma questo non è il momento di recriminare, questa tragedia agghiacciante è un dolore atroce per l’intera comunità. Ci spaventa la totale incapacità di intercettare le tante situazioni di emarginazione, non può spezzarsi in questo modo il rapporto tra la realtà con le sue situazioni più dolorose e la cosa pubblica. È evidente l’importanza del terzo settore, i servizi sociali sono il perno, queste tragedie invisibili vanno intercettate e curate prima che diventino irreversibili».

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