Spopolamento choc nel Maceratese: è fuga dall’entroterra. Crescono tre Comuni, ecco cosa accade

Spopolamento choc nel Maceratese: è fuga dall entroterra. Crescono tre Comuni
Spopolamento choc nel Maceratese: è fuga dall’entroterra. Crescono tre Comuni
di Massimiliano Viti
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Mercoledì 4 Gennaio 2023, 03:05 - Ultimo aggiornamento: 15:29

MACERATA - I piccoli comuni montani sono destinati ad estinguersi col passare degli anni se non si aggregano. Una conseguenza delle scelte politiche decennali che favoriscono l’area costiera e penalizzano l’entroterra. Il sisma le ha accelerate, accentuando i loro effetti. Sarà difficile invertirle. In mancanza di un bilanciamento delle strategie politiche, le attuali tendenze demografiche sono destinate a durare ancora per anni.

 
Nella provincia di Macerata solo tre comuni hanno visto aumentare la popolazione negli ultimi dieci anni (gennaio 2012- gennaio 2022).

Sono Montecosaro +4,98%, Porto Recanati +3,66% e Civitanova Marche +3,52%. Se gli ultimi due centri crescono perché baciati dal mare, l’attrattività di Montecosaro è dovuta ad un insieme di fattori tra i quali le opportunità di lavoro, il costo delle case inferiore rispetto a quello dei comuni del litorale, la vicinanza con la costa e la facilità di raggiungerla con i collegamenti stradali.

Viceversa, i centri che hanno maggiormente subito lo svuotamento demografico sono Monte Cavallo -32,45%, Poggio San Vicino -27,24% e Castelsantangelo sul Nera -25,64%. Macerata capoluogo ha perso il 3,55% dei residenti. Come Fermo (-3,52%) e meno di Ascoli Piceno (-8,19%). Sono dati ricavati dalla ricerca demografica condotta dalla Fondazione Think Tank Nord Est che ha quantificato alcune evidenti tendenze in atto da diversi anni. Come ad esempio quella dello spopolamento dei comuni montani a vantaggio di quelli costieri. Una tendenza che nel Maceratese ha avuto uno speciale booster: il terremoto. Inoltre, più il comune è piccolo e più soffre.

La tendenza fotografata dalla Fondazione viene confermata anche dagli ultimi dati Istat disponibili, riferiti ai primi 10 mesi del 2022. Da gennaio a ottobre continuano a crescere ad esempio Montecosaro (da 7.303 abitanti di gennaio a 7.348 di ottobre) e Civitanova (da 41.768 a 41.855) mentre scende sotto quota 100 Monte Cavallo (da 104 a 99) e perdee ancora Castelsantangelo (da 232 abitanti a 225).


I centri più piccoli soffrono di un saldo naturale spesso negativo, in cui le nascite non riescono a compensare i decessi. I giovani residenti tendono a trasferirsi lungo la costa. Qui si stabiliscono e formano la propria famiglia. Nel paesino dell’entroterra restano i genitori e i nonni. Il saldo migratorio è un altro dato che contribuisce allo svuotamento dei piccoli comuni montani. Chi arriva nel Maceratese, straniero e non, difficilmente sceglie di stabilirsi in un comune montano, preferendo un luogo con più opportunità lavorative, meglio collegato e con più servizi. Questo luogo o è una città o si trova lungo la costa adriatica. Come enfatizza il commento della Fondazione Think Tank Nord Est, ci troviamo di fronte a tendenze demografiche destinate a durare ancora per anni. 


Con quali conseguenze? «Il calo della popolazione sta svuotando interi territori, dove è sempre più difficile garantire i servizi ai pochi cittadini rimasti, a causa proprio della mancanza di un bacino demografico minimo. La flessione del numero degli abitanti, secondo le previsioni, è peraltro destinata ad intensificarsi nei prossimi anni, mettendo quindi a rischio la sostenibilità dei servizi legati all’istruzione e al sociale, ma anche alla cultura e allo sport. Più in generale, poi, lo spopolamento causa a sua volta la scomparsa delle attività economiche, generando ulteriore isolamento e declino economico, in una spirale di effetti negativi difficile da invertire».

Ma oltre ad analizzare le cause e le conseguenze del fenomeno, Antonio Ferrarelli, presidente della stessa Fondazione, ha individuato il rimedio capace di salvare i piccoli centri dall’estinzione: «La fusione è un’opportunità fondamentale per garantire i servizi nelle aree caratterizzate da piccoli Comuni e proprio per questo i processi di aggregazione dovrebbero essere promossi e incentivati ancor di più dal nuovo Governo. Ai contributi statali dovrebbe però affiancarsi la costruzione di un nuovo assetto istituzionale basato sui servizi ai cittadini e non sugli Enti in quanto tali»

. Dunque la fusione sembra essere l’unico antidoto al progressivo spopolamento che porterà inevitabilmente alla scomparsa non solo delle municipalità montane più piccole ma di intere comunità. Ora bisognerà vedere se la politica sceglierà di essere spettatore dello spopolamento dell’entroterra a favore della costa o protagonista di un riequilibrio delle opportunità.

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