Il caso Soprintendenza, Sgarbi: «Ascoli l’ho indicata io». Il sindaco di Macerata: «Sono sconcertato»

Vittorio Sgarbi con il sindaco Romano Carancini
Vittorio Sgarbi con il sindaco Romano Carancini
di Giuseppe Porzi e Laura Meda
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Lunedì 20 Gennaio 2020, 08:46
MACERATA - «La Soprintendenza delle Marche sud ad Ascoli Piceno? Ho contribuito anch’io». Il critico d’arte Vittorio Sgarbi battezza con il suo nome il caso bifronte - beffa a Macerata e trionfo ad Ascoli - che sta infiammando tre province. Lo ha fatto sabato sera all’incontro tenutosi al Duomo di Fermo e organizzato dall’Arcidiocesi in occasione del Settenario della Madonna del Pianto. A domanda diretta dei giornalisti, Sgarbi ha spiegato che Ascoli era ed è «la sede più logica e opportuna»; poi ha aggiunto particolari che hanno scatenato l’ira del sindaco maceratese Carancini, raccontando di aver perorato direttamente la posizione del capoluogo piceno con il ministro Franceschini. 
«Ho ricevuto una telefonata dal sindaco di Ascoli che ha spiegato quanto fosse importante e quanto ci tenessero ad avere la nuova sede della soprintendenza in città». Argomentazioni evidentemente convincenti, tant’è che lo stesso Sgarbi ha poi deciso di chiamare Franceschini e appoggiare personalmente la nomina.
È questo il boccone indigesto che a Carancini non è andato giù, e lo ha manifestato al di là di ogni possibile fraintendimento prima in un post su facebook e poi a commento della rivelazione con parole schiumanti rabbia. «Criteri generali, astratti ed oggettivi? Interesse delle comunità e delle persone coinvolte nella decisione? Nulla di tutto questo», ha attaccato dicendosi «sconcertato». «Sì - continua - sono sconcertato se dentro al ministero si sceglie la sede di una soprintendenza sulla base delle indicazioni di amici e lo sono ancora di più quando lo si ammette. Ora capisco perché tutte le mie richieste di incontro al ministero sono cadute nel vuoto». Sgarbi ha legato la sua inclinazione per la città delle torri «in buona parte al terremoto», ragione che Macerata e la sua provincia rivendicano per se stesse alla luce della vastità del territorio ancora costellato di macerie e della dimensione dei danni causati al patrimonio artistico, architettonico e archeologico. «Tutti gli indicatori scientifici e l’interesse dei nostri territori feriti portano a individuare Macerata come sede naturale», continua il primo cittadino maceratese. Il quale ricorda anche le parole della Soprintendente regionale Marta Mazza pronunciate qualche settimana fa a un convegno. «Durante la cerimonia di riapertura della Biblioteca statale, nelle sue comunicazioni, ha avuto parole eloquenti nell’indicare Macerata come sede più idonea che debba ospitare la seconda Soprintendenza. Il suo parere era tecnico e non politico; non era vincolante nella scelta, è vero, ma se ne sarebbe dovuto tenere conto». In realtà, al ministero ancora non c’è un atto amministrativo che designi Ascoli, c’è soltanto il pronunciamento del ministro Franceschini. «Per questo, incalza il primo cittadino - mi auguro che il ministero decida, in autotutela, di fermarsi». 

 
Retromarcia difficile da immaginare in tempi elettorali, per questa ragione Carancini brandisce la spada confermando intenzioni belluine. «Aspettiamo il provvedimento e decideremo cosa fare; intanto noi raccogliamo tutti gli elementi oggettivi, scientifici e quant’altro e ci prepariamo a una battaglia di trasparenza e giustizia che intendo portare fino in fondo».
Carancini sa che per guerreggiare è necessaria almeno una truppa, se non delle legioni, possibilmente organizzata e non come quella assoldata dal cavaliere che si diceva da Norcia. Una truppa che egli vede nella Provincia, l’Università l’Accademia di Belle Arti: ad esse lancia un appello all’adunata, «affinché si impegnino non a parole a raggiungere lo scopo». E poi bacchetta subito partiti e amministratori pubblici, perché «invece di perdersi in polemiche contro chi si batte per il territorio, lavorino per raccogliere dati concreti e per ottenere quanto ci spetta».
 
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