Super mappa per la ricostruzione, accordo per lo studio delle frane. Legnini: «Tragedie da evitare»

L'incontro
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di Monia Orazi
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Mercoledì 10 Febbraio 2021, 06:30

MACERATA - Un accordo per studiare entro pochi mesi 295 frane e decidere se in quelle zone si potrà ricostruire: è quanto prevede la convenzione firmata ieri mattina tra il commissario straordinario alla ricostruzione Giovanni Legnini, ed Erasmo D’Angelis, segretario dell’autorità di bacino dell’Appennino centrale.

Legnini mette di nuovo l’acceleratore e semplifica le procedure di revisione del piano di assetto idrogeologico, per cui sarebbero serviti almeno altri due anni, per consentire di verificare dove si può ricostruire in sicurezza e dove delocalizzare, perché la zona è a rischio dissesto idrogeologico, come ad esempio Piobbico di Sarnano, che sarà oggetto di approfondimento. Un problema quello delle zone P3 o P4, considerate maggiormente a rischio di dissesto idrogeologico che interessa nel maceratese Ussita, Montecavallo, Castelsantangelo, Serrapetrona, Pioraco e Sefro. Negli studi che vedranno in campo un centinaio di tecnici, sono coinvolti anche l’Ispra e cinque università, tra cui, nelle Marche, Camerino ed Urbino.

Sul piatto ci sono risorse per 3 milioni e 200mila euro. «Ogni volta, dopo una frana, un terremoto, un’alluvione, si sente dire “si sarebbe potuto evitare”.

Noi vogliamo che, dopo la ricostruzione post-sisma, non succeda mai più. Gli studi di approfondimento - ha commentato Legnini - riguarderanno 295 frane in 138 Comuni, si svilupperanno nei prossimi sei mesi, per delineare con chiarezza dove si potrà ricostruire e dove no, o dove lo si potrà fare realizzando opere di mitigazione del dissesto idrogeologico». 


La procedura «Nella normale procedura di revisione del Pai - prosegue Legnini - ci sarebbero voluti tempi lunghissimi. Abbiamo chiuso il 2020, anno della pandemia, con 3200 cantieri attivi, non era scontato potesse accadere». Ha aggiunto Erasmo De Angelis: «Non dobbiamo attendere che accadano frane, alluvioni e terremoti, dobbiamo prevenire. Sarà la prima area d’Europa oggetto di studi approfonditi, in pochi mesi restituiremo un quadro chiaro dei rischi, di dove è possibile ricostruire».

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