Il racconto del giovane inglese sequestrato: «Mi hanno picchiato a Firenze, ero solo un pollo da spennare»

Sam Kourosh Patrick Demilecamps
Sam Kourosh Patrick Demilecamps
di Marco Pagliariccio
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Sabato 16 Ottobre 2021, 04:20 - Ultimo aggiornamento: 16:51

MACERATA - Come è finito Sam Kourosh Patrick Demilecamps nelle grinfie dei suoi aguzzini? Se i quattro hanno rivelato molto poco dell’accaduto, il venticinquenne inglese ha ricostruito minuziosamente con gli inquirenti la sua terribile estate italiana. Nato a Londra nel quartiere di Southwark, a due passi dalla City, vive però fuori dalla capitale britannica, a Bordon, nell’Hampshire.

Da qui è partito il 4 giugno con un volo che l’ha portato a Bologna, prima tappa del suo tour italiano. Italia dove era già stato nel 2016 e non certo lasciando un bel ricordo: si era fratturato alcune vertebre a Taormina dopo essersi lanciato da una scogliera alta qualche decina di metri per fare “base jumping”. Da Bologna arriva a Fermo seguendo un ragazzo conosciuto nell’abitazione di un amico in Emilia, e qui si fa spedire la carta di credito dalla madre. Il 14 giugno eccolo spuntare a Civitanova. 

«Vi ho soggiornato per circa un mese – ha riferito Sam agli inquirenti – durante questo periodo ho girato un po’ andando a Rimini, Riccione, Bari e San Benedetto del Tronto.

Poi sono stato tre giorni a Senigallia, una settimana a Roma, tre settimane a Napoli, tre giorni in Sicilia, ancora qualche settimana a Napoli e quindi sono arrivato a Firenze». Un’estate movimentata, non c’è che dire. A Civitanova, tramite il ragazzo con cui era entrato in contatto in Emilia, Sam conosce Ahmed Rajraji e Rubens Beliga Gnaga. «Un incontro puramente casuale – lo descrive l’inglese – non mi hanno neppure detto i loro cognomi e da dove venissero. Non ho più avuto contatti con loro dopo il soggiorno a Civitanova e neanche l’altro mio amico l’ho più sentito per due mesi, aveva il cellulare rotto».

A Firenze Demilecamps arriva il 6 ottobre con un amico tedesco. I due alloggeranno in un ostello. Ma torna a farsi vivo l’amico conosciuto in Emilia. «Mi ha detto di raggiungerlo ad un hotel – prosegue il giovane britannico –, ci siamo seduti su una panchina e qui sono stato aggredito da tre persone. Mi hanno ripetutamente colpito con calci e pugni, stordito con un taser impugnato da Ahmed e con dello spray al peperoncino. Mi hanno caricato in macchina e costretto a prendere sei pastiglie di tranquillanti, per cui ho dormito praticamente per tutto il viaggio. Arrivato nell’appartamento, mi hanno ammanettato ad una scala di ferro. Successivamente ho saputo tramite messaggi Whatsapp che l’amico emiliano aveva poi raggiunto il tedesco in ostello e si era fatto consegnare la mia valigia, con all’interno anche una collana, un bracciale in oro e due orecchini con diamanti». Aurora Carpani avrebbe raggiunto il trio solo due giorni dopo, l’8 ottobre. 

«Quel giorno sono stato spostato temporaneamente a casa di un loro amico, noto per essere uno youtuber – riferisce Demilecamps –. Anche lui l’avevo conosciuto a Civitanova, ma ora era in vacanza e aveva lasciato le chiavi ad Ahmed. Credo abiti in un paese vicino a quello dove ero detenuto, uscendo mi hanno bendato ma il viaggio è durato solo cinque minuti».

La svolta sarebbe arrivata quando l’inglese è riuscito a fare prendere il suo telefono, localizzarsi su Google Maps e inviare lo screenshot ai genitori. «Erano arrivati a chiedere 7 mila euro ma la cifra cresceva ogni giorno perché sapevano che la mia famiglia è facoltosa, l’attuale marito di mia madre è amministratore delegato di un’azienda leader nel campo delle biotecnologie», finisce Demilecamps. L’inglese ha detto di essere stato il classico “pollo da spennare”. I carabinieri vogliono fare chiarezza anche sui ruoli delle altre persone tirate in ballo.

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