MACERATA Circonvenzione di incapace e falsificazione di testamento, due avvocati e la suocera di lei patteggiano la pena. È stato ufficializzato ieri mattina dinanzi al giudice dell’udienza preliminare Giovanni Maria Manzoni il patteggiamento a due anni per il legale 53enne Emanuela Scoppa, un anno e sei mesi per il collega 70enne Claudio Monterotti e sei mesi per la suocera della Scoppa, la 77enne Ada Bacaloni, tutti e tre beneficiano della sospensione condizionale della pena. I tre, difesi dagli avvocati Francesco De Minicis e Federico Valori, hanno concordato le pene con il pubblico ministero titolare del fascicolo Vincenzo Carusi dopo aver risarcito la persona offesa, un civitanovese, pagando circa 42.000 euro.
“Ultime volontà” era il nome che la Guardia di finanza aveva dato all’indagine avviata nei confronti degli avvocati Scoppa e Monterotti (e di Bacaloni), l’accertamento infatti era scattato a seguito di un lascito testamentario apparso almeno sospetto all’amministratore di sostegno di chi avrebbe dovuto ereditare i beni di ingente valore. Era l’ottobre del 2020 quando morì una donna ultranovantenne della Civitanova “bene”, l’anziana, discendente di una famiglia molto in vista in città fin dai primi anni del ‘900, lasciò all’unico figlio un patrimonio milionario. O almeno questo era quello che tutti si aspettavano, se non fosse che al momento dell’apertura della successione spuntò fuori un testamento olografo (per gli inquirenti apocrifo, ovvero falso) in cui la defunta avrebbe lasciato la metà dell’ingente patrimonio all’avvocatessa Scoppa.
Il procedimento
A carico dei tre si aprì quindi un procedimento penale in cui a Scoppa venivano contestati i reati di falsificazione di testamento e circonvenzione di incapace, a Monterotti la circonvenzione e a Bacaloni il reato di falso. Parallelamente si aprì anche un procedimento civile che è in fase di conclusione dopo che gli indagati hanno pagato un risarcimento di circa 42.000 euro. A novembre 2021 nei confronti di Scoppa e Monterotti erano state disposte dal Gip di Macerata l’applicazione del braccialetto elettronico con divieto di avvicinamento alla vittima e la sospensione per un anno dalla professione ma solo limitatamente ad alcune tipologie di incarichi, poi a gennaio scorso, a seguito del ricorso del pubblico ministero, i giudici del Tribunale del Riesame di Ancona aggravarono quelle misure ordinando l’interdizione da tutte le attività inerenti alla professione di avvocato per la durata di 12 mesi. Adesso il patteggiamento verrà comunicato anche all’Ordine degli avvocati di Macerata per le decisioni del caso.