«Pamela è stata scorticata», terribili
particolari sull'orrore di via Spalato

«Pamela è stata scorticata», terribili particolari sull'orrore di via Spalato
di Benedetta Lombo e Andrea Taffi
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Mercoledì 14 Febbraio 2018, 11:26 - Ultimo aggiornamento: 13:19
MACERATA «Sottrazione del rivestimento cutaneo e sottocutaneo del torace, scarnificazione, riduzione delle cosce allo scheletro femorale e a pochi tessuti dissanguando completamente e sottoponendolo a lavaggio a base di sostanza di cloro al fine di cancellare ogni prova di contatti fisici con gli indagati». Nella realtà che supera la fantasia, ormai di casa a Macerata, succede anche di imbattersi in emuli di Hannibal Lecter, il sanguinario protagonista del film Il silenzio degli innocenti. Solo che questo non è un film e il depezzamento del cadavere di Pamela Mastropietro, la 18enne romana morta esattamente due settimane fa e ritrovata a pezzi in due trolley, non è l’ultimo gradino della scala di abiezione.



L’interrogatorio
Per questo il procuratore di Macerata Giovanni Giorgio tratteggia contorni da carnefici addirittura efferati per Desmond Lucky e Lucky Awelima e per loro, dopo Innocent Oseghale, chiede la misura cautelare al Gip. Di questo si parlerà nella convalida del fermo che, attesa per ieri a Montacuto, è stata invece spostata in tribunale a Macerata oggi alle 8.30. E mentre sono confermate le accuse (omicidio volontario, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere in concorso) per i tre nigeriani che il 30 gennaio stazionano dalle 12 alle 18 nell’attico dell’orrore di via Spalato, affiorano altri particolari del macabro e immediato post mortem della povera Pamela.
 

La nuova verità
A caldo si era parlato di pelle rimossa per le pesanti abrasioni della candeggina, invece non è andata esattamente così. La procura parla di sottrazione di cute e anche della sottocute fino alla «scarnificazione» di alcuni parti del torace senza arrivare però all’asportazione di organi. Mancano, sì, parti del collo, dei seni, dell’organo femminile, del bacino e del torace. «Al fine - annota la Procura - di cancellare le prove di contatti fisici con gli indagati». Sebbene non figuri tra le ipotesi di reato si può intuire, ma non formalizzare la violenza di gruppo. E a questo proposito un sostegno fondamentale dovrà arrivare dal Ris che si è preso tempo, pare, fino alla prossima settimana per delineare risultati sulle tracce biologiche trovate nell’alloggio di via Spalato. Si parla di due impronte plantari, di 4/5 palmari, tantissime digitali e non si è ancora entrati nel recinto di liquidi salivari o seminali. Oltre al sangue di Pamela ritrovato sul terrazzo e in tutta la casa. Con ragionevole fiducia, il reparto speciale dei carabinieri ritiene che nonostante il massiccio lavaggio a base di candeggina, i resti della cute residua di Pamela siano in grado di “parlare” anche se ridotti in uno stato pietoso. Per ora è dato sapere solo che le tracce appartengono a diversi profili maschili, perimetro molto ampio che affronterà nelle prossime ore la scrematura decisiva, quella del “match”, la comparazione con le tracce biologiche dei tre indagati che ieri in carcere sono stati sottoposti a nuovi prelievi.

Lo scrupolo delle indagini
Lo scrupolo con cui i carabinieri del comando provinciale si stanno muovendo non esclude anche particolari apparentemente secondari. Sono stati, per esempio, ad ascoltare uno dei feriti del raid xenofobo di Luca Traini, il nazi-leghista che sabato 3 febbraio ha pensato di vendicare la morte della ragazza con un tiro a segno da videogioco per le vie del capoluogo. Festus Omagbon, infatti, 32enne nigeriano, ricoverato con un buco di proiettile al braccio sinistro, attualmente in Chirurgia ad Ancona per la lesione dell’arteria omerale, non è un ferito qualunque: è il compagno di camera di Desmond Lucky, uno dei tre indagati, nella struttura di Perigeo, la società che gestiva l’accoglienza di entrambi. Lucky è anche quello che apparentemente figura più fragile dei tre coinvolti: nell’isolamento di Montacuto viene raccontato in lacrime, nel video in esclusiva visto su Messaggero.it parla in modo molto concitato. Forse Desmond, ha raccontato qualcosa tra 31 gennaio e 3 febbraio, giorno in cui viene ferito Omagbon? Secondo fonti vicine ai carabinieri no, non ha parlato di quel che potrebbe aver visto nell’attico di via Spalato.

La sensazione
Tuttavia c’è la sensazione che qualcosa sia rimasto nella manica degli investigatori, così come accaduto quando si è dovuto scoprire la carta del terzo uomo visto il pericolo di fuga. È confermato infine che il quarto indagato, un nigeriano del 1979, abbia ricevuto una chiamata da Oseghale nel pomeriggio di sangue, per chiedere aiuto dopo che la ragazza si era sentita male. L’amico avrebbe risposto di no e infatti il suo cellulare non aggancia le celle della zona. Sono ancora molti i particolari da chiarire, sperando che i gradini dell’orrore siano terminati.  
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