La rabbia del padre di Pamela: «Profanata la memoria di mia figlia. Adesso basta, lasciatela in pace»

Pamela Mastropietro
Pamela Mastropietro
di Benedetta Lombo
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Sabato 27 Marzo 2021, 06:32 - Ultimo aggiornamento: 15:14

MACERATA - «Basta. Lasciate in pace mia figlia Pamela». È insieme un grido di rabbia e di dolore quello che ieri Stefano Mastropietro ha pubblicato sulla pagina Facebook dedicata alla figlia uccisa il 30 gennaio 2018 a Macerata. È forse la prima volta che il padre interviene pubblicamente chiedendo, una volta per tutte, di rispettare il ricordo della sua figlia ammazzata a soli 18 anni e il dolore della famiglia. 

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«Potete pensarla come volete sul perché e sul per come sia morta, potete offendere, infangare, colpevolizzare e giudicare noi genitori, ma lasciate stare lei.

Che fastidio vi dà, ormai? Avete, ancora una volta, profanato la sua memoria, danneggiando l’opera che, per lei, era stata apposta a piazza Re di Roma, nella sua città, lo scorso 30 gennaio, terzo anniversario dai quei tragici e demoniaci fatti. Non vi è bastato leggere del suo corpo vilipeso, senza più una goccia di sangue, tagliato in più di venticinque pezzi, della nostra impossibilità di darle un ultimo saluto, il giorno in cui la vedemmo nella bara, per il pericolo che il suo corpo, faticosamente ricomposto, e neanche per intero, si sfaldasse sotto la pressione del nostro ultimo abbraccio terreno. Non vi è bastato darle della tossica e della “poco di buono”, sui social, o su qualche scritta sui muri, non conoscendo nulla della sua storia e di chi fosse veramente. Non vi è bastato rubare la sua fotografia o i suoi peluche. Non vi è bastato leggere di due sentenze che, comunque andrà, hanno accertato la ferocia di colui che si è accanito sul suo corpo. Dovevate, ancora una volta, offendere un simbolo a lei dedicato».

Il riferimento è, appunto al danneggiamento dell’opera d’arte in memoria di Pamela a Roma. «Che ne sapete voi - ha continuato il padre - della sofferenza che si prova a cercare di strappare una figlia a quel mondo, a cui purtroppo è avvinghiata a causa di un maledetto male psichiatrico, di cui in molti si sono approfittati? Che ne sapete del dolore di un genitore, chiamato a rispondere delle proprie azioni (fatte anche di errori, per carità, ma commessi certamente in buona fede) davanti ad un corpo martoriato, con il cuore di una figlia, che spesso ha battuto all’unisono con il tuo, strappato via dal suo petto, ritrovato a parte in un sacchetto? Denuncerò il fatto, e non sia mai dovesse essere preso l’autore o gli autori di questo ultimo, indegno gesto, vorrò incrociarne lo sguardo. Per guardare dal vivo l’ignoranza che, quando offende la memoria di un morto, rende colui che ne viene guidato, il più meschino tra gli uomini».
 

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