Macerata, Pamela e la mafia nigeriana
Traduttori temono di subire ritorsioni

Pamela Mastropietro
Pamela Mastropietro
di Benedetta Lombo
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Mercoledì 25 Aprile 2018, 05:05 - Ultimo aggiornamento: 09:56

MACERATA - Un giovane di colore in primo piano sottoposto a tortura con la lingua tagliata, un altro giovane, anche lui di colore, disteso a terra mentre viene torturato. Sono due foto che gli inquirenti hanno trovato nel cellulare di Lucky Awelima. Erano state cancellate, ma secondo l’esperto informatico che le ha analizzate erano state scattate con quel cellulare e non scaricate da Internet in epoca prossima allo scorso gennaio. Dalle foto non si capisce dove siano state scattate, ma si tratta di foto inquietanti. 
In uno dei telefoni di Awelima sono state trovate altre tre foto significative, una che ritrae un sacchetto contenente eroina, le altre due, invece, ritraggono una delle viscere, l’altra una persona con un guanto in lattice che sta tagliando un organo - ritenuto dal medico legale - appartenente ad un animale. Queste due ultime foto potrebbero essere state scaricate da Internet. Fatta salva la foto dell’eroina le altre di per sé non implicano responsabilità penali per gli inquirenti, ma sicuramente aiutano a ricostruire la personalità di uno dei tre indagati nell’indagine sull’omicidio di Pamela Mastropietro, definito “inquietante”. Ieri mattina, in conferenza stampa nella caserma dei carabinieri, il procuratore Giovanni Giorgio ha fatto il punto sull’indagine esortando ad accostarsi «con prudenza e rispetto alla vita di questa ragazza, che ha avuto un vissuto tormentato, e a non cercare dettagli pruriginosi», per il Dna non ancora attribuito è sicuramente di un caucasico che nulla c’entra con l’omicidio.

Soffermandosi sulla personalità dei tre nigeriani fermati (Awelima, Innocent Oseghale e Desmond Lucky), il procuratore ha menzionato un colloquio tra Lucky e Awelima in carcere in cui il primo, parlando di quanto accaduto a Pamela, lo ha definito una «cosa da bambini» («Oseghale poteva fare Pamela a pezzi, congelarla e mangiarla», aveva detto, ndr) ricordando il proprio passato da “rogged” (appartenente ad un’organizzazione criminale) in cui «abbiamo già fatto cose terribili». È stata questa frase a terrorizzare l’interprete e a farla letteralmente scappare via.

 
Tra le difficoltà riscontrate dagli inquirenti, infatti, c’è stata anche quella di reperire persone che conoscessero bene il dialetto nigeriano parlato dai fermati. In molti si sarebbero rifiutati per paura di ritorsioni e rappresaglie nei loro confronti o dei loro parenti che vivono in Nigeria. La ragazza in questione, convinta a fatica a tradurre le conversazioni, arrivata a quelle affermazioni «è scomparsa - ha riferito il procuratore -, ha lasciato il testo sul tavolo e non si è più vista. A questo proposito ringrazio il prefetto Roberta Preziotti per l’aiuto che ci ha dato nel reperire interpreti esperti». Un ringraziamento è stato rivolto anche al vescovo Nazzareno Marconi e il segretario generale don Gianluca Merlini «che ci hanno aiutati nel corso delle indagini». 
L’attività investigativa, dunque, è ancora in corso. Manca l’esito finale degli accertamenti dei Ris sugli abiti di Awelima e Lucky, così come manca la relazione finale degli esperti in materia informatica. «All’esito di queste attività - ha spiegato il procuratore Giorgio - trarremo le conclusioni definitive. Non siamo alla ricerca di capri espiatori - ha precisato -, non intendiamo perseguire qualcuno solo perché nero o nigeriano. Richiederemo il rinvio a giudizio solo per le persone che riterremo obiettivamente coinvolte nell’omicidio e in quello che è stato fatto dopo sul corpo di Pamela». Nel corso delle indagini, infatti, almeno sulla base di quanto trapelato, la posizione dei tre si sarebbe andata diversificando. Mentre quella di Oseghale si è aggravata dopo i primi parziali risultati degli accertamenti dei Ris che hanno trovato le sue impronte sulle mattonelle della casa di via Spalato macchiate del sangue di Pamela, su una delle due valigie e sulla busta con i vestiti della diciottenne romana, non ultimo il suo Dna sui resti della giovane. Non sarebbero state trovate invece né impronte nella casa in via Spalato né Dna sul corpo di Pamela riconducibili ad Awelima e a Lucky, per quest’ultimo però ci sarebbe la chiamata in correità da parte di Oseghale.
Ieri lo zio di Pamela, Marco Verni, ha scritto su Fb: «È così...

te ne andrai a cavalcare con gli angeli. I funerali si svolgeranno sabato 5 maggio a Roma presso la parrocchia di Ognissanti. La Santa Messa avrà inizio alle ore 11, mentre dalle ore 9,30 alle 10,30 sarà possibile rivolgerle l’ultimo saluto ed una preghiera nella cappella dove sarà adagiata la salma. Previsto il lutto cittadino. Abbiamo scelto il primo sabato del mese dedicato alla Vergine Maria vista la devozione che, per essa, aveva Pamela, oltre a noi tutti. La salma verrà tumulata nel cimitero capitolino del Verano».

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