Operatori balneari senza pace: «Così ci complicano la vita in piena stagione estiva. E se il Green pass è falso?»

Operatori balneari senza pace: «Così ci complicano la vita in piena stagione estiva. E se il Green pass è falso?»
Operatori balneari senza pace: «Così ci complicano la vita in piena stagione estiva. E se il Green pass è falso?»
di Giulia Sancricca
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Domenica 25 Luglio 2021, 07:42 - Ultimo aggiornamento: 26 Luglio, 09:55

MACERATA -  Green pass per la ristorazione al chiuso. Gli chalet dovrebbero essere “salvi” ma se piove bisogna stare in regola e, dunque, scatta la corsa per adeguarsi al protocollo in piena stagione. Così, tra chi pensa «ben venga il passaporto verde purché si lavori» c’è chi si dice «stanca di ricevere una direttiva dietro l’altra per poter lavorare». 


È il caso di Mara Petrelli, di “Lido Cristallo” di Civitanova: «Non abbiamo ancora le idee chiare - ammette - .

Dobbiamo metterci seduti e ragionare perché non abbiamo ancora le risposte. Come al solito lo Stato ci mette in mezzo alla strada - denuncia - . È vergognoso che in piena stagione, dopo essere stati chiusi per tanto tempo, continuino a complicarci la vita. Il problema dei contagi non dipende da noi. Non sono stati all’altezza di gestire le folle della movida notturna e ora danno la colpa a noi che, in pieno agosto, dobbiamo correre a vaccinarci. Per semplificare le cose cercherò di lavorare solo all’aperto - ammette - . Se questa è la legge la rispetteremo, ma devono rendersi conto che non si può ogni volta cambiare le regole durante il gioco. Un conto è vedere i numeri e decidere da lontano; un altro è stare sul campo e fare la guerra come noi. Facciamo i salti mortali per andare avanti e sembra che vogliano complicarci sempre di più la vita».

Dello stesso parere Domenico De Angelis di “Giamirma” a Porto Potenza Picena: «Questa notizia c’è piombata addosso - confida - . Ancora non ne risentiamo perché lavoriamo solo fuori, ma dentro sarà un problema. Non mi spiego come si possa chiedere ai ristoratori di fare i controllori: chi mi assicura - si chiede - che il cliente mi stia mostrando un documento originale? Come posso io prendermi questa responsabilità? Con il mio locale facciamo già molta fatica perché internamente siamo passati da 40 posti alla metà. Ora vorrà dire che con il Green pass se piove deciderò di stare chiuso piuttosto che richiedere i certificati ai clienti. Prenderò il numero giusto solo per i tavoli all’aperto. C’è sempre il dito puntato contro la ristorazione - aggiunge - e poi sui mezzi pubblici, dove le distanze sono minori, non serve niente. Sembra che il contagio avvenga solo nei ristoranti. Mi auguro che questo non faccia decidere ai turisti di restare a casa piuttosto che andare in vacanza». 


Più cauto Marco Scarpetta del “Raphael beach” di Civitanova: «Se l’alternativa è chiudere - dice - ben venga il passaporto verde. Noi stiamo aspettando che arrivino i metodi applicativi. Si farà come è stato negli altri lockdown: quando usciranno linee guida le interpreteremo con i nostri consulenti. È presto per pronunciarsi sull’organizzazione. D’estate abbiamo tanto spazio - dice - , poi in autunno vedremo. Credo comunque che se serve a scongiurare altre chiusure più dure, meglio che ci siano norme come questa che permettano di restare aperti in sicurezza. Non significa essere favorevoli o contrari alla vaccinazione. Noi ristoratori abbiamo talmente tante norme da rispettare che questa ne è solo una in più». 


Simone Camilletti, de “L’Acropoli” di Porto Recanati si sta organizzando con i dipendenti per le vaccinazioni: «Sull’organizzazione ancora non ci siamo mossi - dice - . Per il momento lavoriamo all’aperto ma se dovesse piovere dovremmo essere pronti a rispettare le regole. Per questo motivo - spiega - sia io che il personale abbiamo deciso di vaccinarci. Se la stagione dovesse continuare con il bel tempo non ci sarebbero problemi, poi noi a metà ottobre chiudiamo quindi la richiesta del Green pass sarebbe davvero per un breve periodo».

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