Alla Festa della Repubblica onorificenze a cinque ex deportati nei lager e due nuovi Cavalieri al Merito

La consegna delle onorificenze per la Festa della Repubblica
La consegna delle onorificenze per la Festa della Repubblica
di Marco Pagliariccio
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Venerdì 3 Giugno 2022, 09:15 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 02:50

MACERATA - Un Sandro Parcaroli visibilmente emozionato quello che ieri mattina è salito sul palco del teatro Lauro Rossi a ritirare la Medaglia d’onore in memoria dei cittadini deportati e internati nei lager nazisti. C’era infatti anche il padre del primo cittadino tra i cinque cittadini maceratesi insigniti dell’onorificenza nel corso delle celebrazioni per la Festa della Repubblica. Lindo Parcaroli è stato deportato e internato per quasi due anni dall’8 settembre 1943 al 6 agosto 1945. Un momento molto intenso, nel quale Parcaroli è passato per un attimo dal ruolo di “premiatore” a quello di “premiato”.

 

Durante la cerimonia, cui hanno partecipato i rappresentanti di tutte le autorità civili e militari e una folta schiera dei sindaci della provincia, sono state assegnate altre quattro Medaglie d’onore: ai maceratesi Antonio Golini, internato a Koblen tra il 9 settembre 1943 e il 6 novembre 1944, per il quale ha ritirato la medaglia il figlio Francesco, e Renato Ripari, incarcerato in Germania tra il 26 settembre 1943 e il 14 settembre 1945, la cui medaglia è stata ritirata dal figlio Luigi; e poi il civitanovese Gennaro Tobaldi, internato e deportato a Kempten tra l’1 maggio 1944 e l’1 aprile 1945, la cui medaglia è stata consegnata alla figlia Daniela; e infine il camerte Elio Verdolini, imprigionato tra il 9 settembre 1943 e l’1 giugno 1945 tra diversi campi in territorio tedesco, con una onorificenza ritirata dal figlio Giorgio.

A questi cinque si sono aggiunti i due nuovi Cavalieri al Merito della Repubblica, Alessia Baldassarri e Stefano Belardinelli.

La prima, recanatese, è stata la coordinatrice infermieristica che si è occupata della riconversione dell’ospedale di Civitanova in presidio covid-19 durante la fase acuta della pandemia. Il secondo, oltre ad essere presidente della Contram, è stato socio fondatore dell’associazione Io Non Crollo, attraverso la quale ha operato in maniera fondamentale nella fase più difficile subito dopo le scosse sismiche del 2016.

La mattinata si era aperta al Monumento ai Caduti con la deposizione di una corona d’alloro da parte del prefetto Flavio Ferdani, poi le celebrazioni si sono spostate in teatro, con sul palco anche l’orchestra di fiati “Insieme per gli altri”, che ha eseguito diversi brani che hanno spaziato dal jazz al rock, e poi gli studenti di diverse scuole superiori del territorio che hanno presentato alcuni lavori portati avanti nel corso dei mesi scorsi: si tratta degli studenti del liceo artistico Cantalamessa, dell’Iis Bramante-Pannaggi, dell’Ite Gentili, del liceo classico Leopardi e dell’Iis Ricci.

Ad introdurre le celebrazioni il prefetto Ferdani, che ha dato lettura del messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella non prima di aver però lanciato il suo di messaggio agli studenti maceratesi: «Faccio mio un monito del presidente Mattarella – ha rimarcato Ferdani – ora tocca ai giovani scrivere la storia della Repubblica. Scegliete gli esempi, i volti, i modelli, le tante cose positive da custodire di questa nostra Italia. E poi preparatevi a vivere i capitoli nuovi di questa storia, ad essere voi i protagonisti del nostro futuro. Che la Festa della Repubblica costituisca un momento di riflessione e di consapevolezza oggi più che mai sulla necessità di custodire i valori della libertà, della democrazia e della pace».

A fare gli onori di casa, invece, il sindaco Parcaroli. «In questa giornata mi piace ricordare che la democrazia è molto di più della semplice sommatoria delle leggi che la governano – ha detto il primo cittadino – dobbiamo sostenere con forza le persone che stanno lottando con coraggio per tenere in vita la loro di democrazia. La crisi che ci ha sconvolto negli ultimi anni non deve lasciarci pensare che il paese sia fermo: non lo è, dobbiamo permettere un cambiamento che è sempre in atto».
 

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