Omicidio di Rosy, indagini sulla villetta. Si cerca il movente, sotto la lente pure i passaggi immobiliari

La villetta
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di Benedetta Lombo
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Lunedì 4 Gennaio 2021, 06:35

MACERATA - Omicidio di Rosina Carsetti, sotto la lente degli inquirenti ci sono anche i passaggi relativi alle proprietà immobiliari della famiglia. A luglio Rosy aveva ceduto la propria quota della villetta, con una riserva di usufrutto, al nipote 20enne Enea Simonetti che con la madre Arianna Orazi e il nonno Enrico Orazi è indagato per l’omicidio della donna e maltrattamenti. 

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Intanto le ricostruzioni sul ménage familiare, sui rapporti all’interno della famiglia Orazi e su quanto avvenuto la sera della vigilia di Natale, si fanno sempre più divergenti: da un lato c’è la Procura che dopo le prime risultanze investigative e le dichiarazioni di diversi testimoni (Rosy pochi giorni prima di morire si era anche rivolta al Centro antiviolenza riferendo di difficoltà vissute in famiglia) ha indagato i familiari della casalinga 78enne per omicidio e maltrattamenti, pur continuando a effettuare accertamenti a 360 gradi, senza escludere alcuna pista, dall’altro c’è quella dei familiari che parlano di un rapinatore entrato in casa che avrebbe soffocato Rosy.

Non solo. Arianna Orazi, il figlio e il padre di lei, tutti difesi dagli avvocati Andrea Netti, Valentina Romagnoli e Paolo Morena, rigettano entrambe le contestazioni e in merito ai maltrattamenti forniscono altre spiegazioni. Per quanto riguarda l’accusa di averle sottratto le chiavi dell’auto: «A febbraio – ha affermato l’avvocato Netti – Rosina provocò un incidente, prendeva medicine non compatibili con l’uso della macchina, limitarle l’uso dell’auto fu un atto di premura da parte della famiglia». Alcune amiche di Rosina riferirono poi che la donna era costretta a dormire su un divano, «lo faceva da 20 anni – ha aggiunto il legale - perché il marito russa, stava davanti alla Tv fino a notte fonda e preferiva dormire lì, tutto il suo vestiario è sempre stato nella camera da letto, la caldaia è unica quindi non capisco come potessero lasciarla senza acqua calda, mentre il telefono è fisso e lo usava costantemente. Presenteremo una richiesta di estrarre tutti i tabulati telefonici perché vogliamo passare al setaccio i suoi rapporti».

Piuttosto, i familiari avrebbero riferito di due pellicce e gioielli regalati dal marito venduti (secondo loro svenduti) dalla 78enne negli ultimi tempi, e poi di frequentazioni con persone che andavano a prenderla a casa e con cui Rosina andava via, a fare colazione, o altrove. La difesa smentisce anche presunti problemi economici che avrebbero portato Arianna e il figlio, circa un anno fa, a trasferirsi nella villetta dei genitori di lei. Su chi possa aver avuto interesse a fare un furto nella villetta di via Pertini i difensori spiegano: «Ci risulta che quella sia una zona battuta dai ladri, negli ultimi anni sono avvenuti furti mentre c’erano i proprietari all’interno della casa con tanto di cani addormentati».


Ieri sera sulla vicenda è intervenuto il procuratore Giorgio ricordando a indagati e difensori di poter «esporre pienamente il loro punto di vista anche in occasione dei programmati interrogatori» degli indagati che si terranno giovedì. Il procuratore è intervenuto anche sulle dichiarazioni rilasciate dalla difesa in merito a un presunto indumento del rapinatore trovato in casa e ai dubbi sul fatto che la scena del crimine sarebbe stata compromessa dall’eccessivo numero di persone entrate nella villetta. In merito al «presunto indumento il difensore ha preferito parlarne solo ai rappresentanti della stampa e mai nel corso delle ispezioni sinora effettuate o nelle opportune sedi istituzionali – ha puntualizzato Giorgio –. Quanto alla presunta alterazione della “scena del crimine”, tutti gli accessi sono stati effettuati nel pieno rispetto delle regole procedurali e di correttezza scientifica, indossando calzari e solo dopo che il personale specializzato dei carabinieri di Ancona aveva isolato i dati materiali ritenuti di interesse investigativo e senza che mai sinora il difensore abbia mosso rilievi nei verbali o in memorie scritte».

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