Estorsione per la casa e questioni economiche. Rosina strangolata in casa: i moventi dei familiari

Estorsione per la casa e questioni economiche. Rosina strangolata in casa: i moventi dei familiari
Estorsione per la casa e questioni economiche. Rosina strangolata in casa: i moventi dei familiari
di Benedetta Lombo
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Sabato 13 Febbraio 2021, 09:02 - Ultimo aggiornamento: 09:48

MACERATA - Quanto vale una persona? Qual è il peso della sua anima? RosinaCarsetti  per i suoi familiari più che un valore aggiunto era un peso, che era stato anche quantificato economicamente.

«Ci costi 5.000 euro all’anno», le aveva urlato il marito Enrico Orazi durante una discussione registrata dagli altri familiari. Il 79enne che aveva lavorato tutta la vita nel suo negozio di autoricambi oltre al prezzo dei pezzi venduti aveva calcolato anche quello della moglie e glielo aveva rinfacciato almeno in un’occasione. Quelle parole però sono finite all’orecchio degli inquirenti perché in quella villetta di via Pertini figlia e nipote registravano tutto, le discussioni dentro casa, le telefonate di Rosina alle amiche.

Per farci cosa? Al momento non si sa, sicuramente però agli inquirenti è tornato di grande utilità per ricostruire cosa accadeva in quella casa e grazie al consulente Luca Russo che ha recuperato diversi file, i riscontri sono diventati sempre più numerosi ed è stato piuttosto semplice individuare il movente dell’omicidio: il forte deterioramento dei rapporti familiari. 
Le liti dapprima contenute, si sarebbero fatte sempre più pesanti anche a seguito delle difficoltà economiche e della convivenza forzata dettate dal Covid poco dopo l’arrivo di figlia e nipote in casa, generando un clima di tensione fortissimo culminato nell’omicidio.

I passaggi fondamentali nel crescendo di acredine di marito, figlia e nipote nei confronti di Rosina vanno rintracciate in due date: luglio, quando i familiari avrebbero costretto Rosina a cedere la sua quota della villetta al nipote e il 27 novembre quando il nipote le avrebbe rotto il divano e lei aveva chiamato i carabinieri. Per la cessione delle quote di Rosina la Procura ha indagato Arianna Orazi e il figlio Enea per estorsione: l’accusa è che l’avrebbero costretta a donare la sua parte di proprietà con la promessa di restituirle l’auto, «in realtà dopo una settimana l’auto le era stata tolta», ha spiegato il procuratore Giovanni Giorgio. Arianna invece è indagata anche per violenza privata, dopo la chiamata fatta al 112 a novembre aveva tolto alla mamma il telefonino Brondi che le era stato regalato da un’amica. Ma tra queste date e dopo il 27 novembre ci sarebbe una serie continua di vessazioni e violenze psicologiche che Rosina (la donna temeva anche per la sua vita) aveva raccontato alle sue amiche e ai suoi amici e che l’avevano spinta a rivolgersi a un centro antiviolenza. Arianna ed Enea scoprirono che Rosina aveva un appuntamento con un avvocato per il 29 dicembre il giorno prima dell’omicidio registrando la conversazione telefonica della 78enne con la sua amica del cuore (che all’epoca era in ospedale e che è morta di Covid a inizio anno) e per gli inquirenti sarebbe stata quella scoperta a far accelerare il proposito omicidiario. Il 24 dicembre, dopo l’omicidio, secondo gli inquirenti Arianna avrebbe trovato un regalo che un vicino aveva lasciato davanti al cancello per Rosina, «Ho capito che non era per me», avrebbe detto, lasciandolo fuori casa. Dalle intercettazioni è emerso anche che Arianna avrebbe cercato su Internet notizie sul delitto di Renata Rapposelli (la pittrice di Teramo anche lei soffocata dai familiari al culmine di un’accesa discussione per questioni economiche), un modo, per gli inquirenti, per documentarsi in vista dell’assassinio della madre.

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