Maxi frode con i bonus edilizia, sette arresti. Un imprenditore la mente, coinvolti anche tre professionisti

Maxi frode con i bonus edilizia, sette arresti. Un imprenditore la mente, coinvolti anche tre professionisti
Maxi frode con i bonus edilizia, sette arresti. Un imprenditore la mente, coinvolti anche tre professionisti
di Benedetta Lombo
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Giovedì 9 Febbraio 2023, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 07:39

MACERATA  - Attraverso tre società e il supporto di tre professionisti avrebbero fatto incetta di Ecobonus e Sismabonus dichiarando interventi di ristrutturazione gonfiati anche tre volte tanto e ottenendo crediti fittizi per 4,8 milioni di euro, di cui circa la metà era stata monetizzata.

Parte dei proventi illeciti era finita in diamanti, Rolex, auto di lusso e immobili. Per 7 persone è scattato l’arresto: carabinieri e finanzieri hanno eseguito perquisizioni tra Tolentino, Civitanova, Martinsicuro e Falconara Marittima sequestrando beni per oltre 2,6 milioni di euro. 

In carcere
 

In carcere sono finiti Marsel Mati, imprenditore albanese 31enne di Tolentino e l’architetto 66enne di Martinsicuro Pier Lunghi. Ai domiciliari con il braccialetto elettronico Shpresa, Marsida e Alba Mati, rispettivamente madre (59 anni), sorella (29) e moglie (25) del 31enne, Carlo Pisciotta, ex commercialista di 65 anni e amministratore unico e socio occulto di un’immobiliare e Giuseppe Ruiti Spurio, consulente del lavoro di 56 anni, tutti di Tolentino.

Le accuse a vario titolo sono di associazione a delinquere, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e autoriciclaggio. I particolari dell’operazione “110% plus” che ha visto impegnati i finanzieri della Tenenza di Camerino e i carabinieri del Nucleo investigativo provinciale sono stati spiegati in una conferenza stampa. A loro è andato il plauso del procuratore Giovanni Narbone che ha parlato di una «operazione rilevante per il territorio».

Tutto era iniziato nel 2019 quando i militari del Nucleo investigativo del Reparto operativo guidato dal tenente colonnello Massimiliano Mengasini avevano avviato un’attività su un presunto episodio di estorsione e minaccia: «Due società edili avevano acquistato all’asta un cantiere a seguito di un fallimento – ha ricordato Mengasini -. Ma nell’immobile i due imprenditori avevano trovato il 31enne che per andare via aveva chiesto e ottenuto 60.000 euro». Da qui era partita l’attività info-investigativa anche attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali che dopo qualche tempo si era incrociata con un’indagine della Tenenza di Camerino guidata dal sottotenente Elia Mascolo. Nel 2021 i finanzieri stavano indagando su presunte truffe in materia di Superbonus 110% quando la loro attenzione si era focalizzata su una società di recente costituzione riconducibile a un gruppo familiare dei Mati «che evidenziava una notevole sproporzione tra quanto ostentato in termini di disponibilità economiche e patrimoniali e i redditi dichiarati», ha spiegato il comandante provinciale della Gdf Ferdinando Falco. Erano quindi scattati accertamenti patrimoniali e di natura fiscale. «E anche qui di grande aiuto sono state le intercettazioni – è intervenuto il comandante provinciale dei carabinieri Nicola Candido -. È capitato che gli indagati contattassero i convocati dalla Guardia di finanza per dare istruzioni su cosa dire». 

Per gli inquirenti l’organizzazione avvalendosi di proprie società che operavano nell’ambito dell’edilizia e di tre esperti professionisti avrebbe certificato lavori di ristrutturazione superiore al valore reale, con interventi di miglioramento energetico e adeguamento sismico, per accedere all’Ecobonus e al Sismabonus, rientranti nell’agevolazione del Superbonus 110%, in cui i valori degli appalti e i computi metrici venivano gonfiati “ad hoc”.

Le fatture

Le fatture, conseguentemente emesse nei confronti dei committenti dei lavori, risultati spesso ignari, venivano inserite nel portale dell’Agenzia delle Entrate, con i visti di conformità apposti indebitamente da un professionista abilitato, in modo da poter poi cedere i crediti ed ottenerne la monetizzazione. Il capo dell’associazione per gli investigatori era Marsel Mati, già noto alle forze dell’ordine (è stato anche condannato in primo grado a 10 anni per tentato omicidio), la mente era la madre Shpresa, laureata in economia e commercio in Albania. Per gli inquirenti avevano già messo gli occhi sui fondi del Pnrr. Ieri sono scattati gli arresti e le perquisizioni disposti dal Gip Giovanni Maria Manzoni su richiesta del Pm ministero Vincenzo Carusi.

Martedì mattina alle 9.30 Marsel Mati e la madre Shpresa (appena tornati dall’Albania) hanno trovato carabinieri e finanzieri ad aspettarli al parcheggio dell’aeroporto di Ancona. Sequestrati 10 fabbricati, 12 terreni, 4 autovetture, orologi di lusso, oggetti preziosi e di valore, denaro contante e un assegno, per circa 30.000 euro, nonché ulteriore materiale utile alle indagini. In una conversazione Marsel Mati dice di aver «comprato tutto lassù», intendendo Belforte. «L’ex night, quell’altra casa in pietra a fianco, un’altra casa ancora lassù, tutta la montagnetta».

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