Tentato omicidio per un motorino, condanne per 28 anni ai tre giovani imputati

Il Tribunale di Macerata dove si è celebrato il processo
Il Tribunale di Macerata dove si è celebrato il processo
di Benedetta Lombo
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Mercoledì 28 Ottobre 2020, 03:00

MACERATA - Tentato omicidio a Tolentino per un motorino, in tre condannati a 28 anni complessivi. La sentenza è arrivata ieri pomeriggio quando il collegio presieduto dal giudice Roberto Evangelisti (giudici a latere Francesca Preziosi e Barbara Cortegiano) ha condannato per concorso in tentato omicidio i tre imputati (tutti albanesi residenti a Tolentino): Marsel Mati, 29 anni, a dieci anni di reclusione, Zaim Sheu ed Ermal Kaja, entrambi 30enni, a nove anni ciascuno. Disposta una provvisionale di 12.900 euro alla parte civile (avvocato Claudio Cegna). Il pubblico ministero Enrico Riccioni al termine della requisitoria aveva chiesto 10 anni per Mati, e otto e sei anni per gli altri due. 

La vicenda risale all’11 marzo 2010 quando verso le ore 18.30 davanti al circolo Enals di viale Vittorio Veneto a Tolentino scoppiò una lite tra Vincenzo Aliberti, allora 22enne di Tolentino, e Marsel Mati, all’epoca 19enne, per un motorino. Subito dopo la lite a cui erano presenti anche gli altri due albanesi, era sopraggiunto il padre di Marsel che aveva inferto una coltellata al ragazzo. L’autore dell’accoltellamento nel frattempo è morto e ieri si è chiuso il processo a carico degli altri tre.

Nel corso della requisitoria il pubblico ministero ha evidenziato il rilevante apporto di Marsel nella realizzazione del tentato omicidio: aveva chiamato insistentemente la vittima al telefono per incontrarla, invitandola a vedersi in aperta campagna (ma il 22enne si era rifiutato, ndr), al barista del circolo Enals aveva chiesto di alzare il volume della musica prima dell’aggressione e dopo l’accoltellamento aveva inseguito la vittima fino alla porta del bar dove Aliberti si era rifugiato e gli avrebbe urlato: «Tu a me la voce non me la alzi». 

Per quanto riguarda i due coimputati, il pm ne ha evidenziato il ruolo più marginale di comprimari, avevano inseguito anche loro la vittima e uno di loro gli aveva lanciato un’accetta.

Per l’accusa avrebbero continuato l’azione criminosa del padre di Mati.

Una ricostruzione contestata dalle difese sostenute dagli avvocati Giancarlo Giulianelli e Maria Cristina Ottavianoni. «In attesa delle motivazioni dico che è uno scandalo giuridico. Sono stati sovvertiti i principi basilari del diritto penale. Traini ha preso 12 anni, loro (gli imputati, ndr) che stavano lì passivamente mentre un’altra persona aveva inferto la coltellata, hanno preso dieci anni, mi pare un’assurdità», ha commentato stizzito Giulianelli.
 

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