«Uscire con le amiche? Ti seppellirei viva», ragazza marocchina maltrattata in casa a Macerata. I genitori patteggiano 16 mesi e percorsi di recupero

«Uscire con le amiche? Ti seppellirei viva», ragazza marocchina maltrattata in casa. I genitori patteggiano
«Uscire con le amiche? Ti seppellirei viva», ragazza marocchina maltrattata in casa. I genitori patteggiano
di Benedetta Lombo
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Giovedì 21 Settembre 2023, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 23 Settembre, 08:09

MACERATA Maltrattamenti nei confronti della figlia, madre e padre patteggiano un anno e quattro mesi, ma per avere la pena sospesa dovranno partecipare a specifici percorsi di recupero presso enti o associazioni che si occupano di prevenzione, assistenza psicologica e recupero di soggetti maltrattanti. 



I fatti finiti al centro del procedimento chiuso ieri davanti al gup Giovanni Manzoni e al pm Enrico Riccioni sarebbero avvenuti in un comune dell’entroterra tra il 2018 e il 2022.

Un giorno la figlia scappò, fu ritrovata in stazione dal fratello che la riportò a casa, il giorno dopo a scuola lei si sfogò con l’insegnante dicendo che i genitori (entrambi marocchini) la maltrattavano. All’epoca la figlia aveva 17 anni ed era finita in una struttura protetta, mentre nei confronti dei genitori, il padre 51enne e la madre 48enne, fu aperto un fascicolo.

La giovane riferì che i genitori l’avrebbero con comportamenti anaffettivi, minacce e violenze fisiche, l’avrebbero portata a compiere gesti autolesionistici e a mostrare intenzioni suicide. La minore riferì che da quando aveva compiuto 13 anni i genitori le avrebbero vietato di uscire e di usare i social permettendole solo di andare a scuola.

«Tagliati le vene»

Un giorno la madre, dopo averle visto i tagli sulle braccia, le avrebbe detto «La prossima volta tagliati sulle vene così muori». Un giorno il padre le aveva invece visto un tatuaggio (di quelli temporanei) sullo sterno e l’aveva presa a pugni in faccia, un’altra volta le avrebbe dato uno schiaffo perché si era sciolta i capelli mentre a casa avevano ospitato delle persone. Quando la minore raccontò le presunte privazioni subite disse anche di aver accettato di mettere il velo per avere come premio un telefono senza Sim per giocarci, ma quando l’anno dopo chiese di poter togliere il velo la prima volta i genitori l’avrebbero minacciata dicendole che non l’avrebbero più mandata a scuola, la seconda che l’avrebbero segregata in casa portandole il cibo come a un cane.

La figlia aggiunse anche che in un’occasione aveva chiesto al padre di poter uscire con le compagne di scuola e che lui le avrebbe risposto, «Ti seppellirei viva». Nel frattempo la figlia ha riallacciato i rapporti con i genitori ma il procedimento è andato avanti, ieri madre e padre, tramite l’avvocato Laura Mariani, hanno patteggiato un anno e 4 mesi, pena sospesa subordinata alla partecipazione al percorso di recupero.

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