Macerata, ecco perché Traini resta in carcere: «Pentimento tardivo e opportunistico»

Macerata, ecco perché Traini resta in carcere: «Pentimento tardivo e opportunistico»
Macerata, ecco perché Traini resta in carcere: «Pentimento tardivo e opportunistico»
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Mercoledì 26 Febbraio 2020, 12:27

MACERATA - Parlano di «pentimento incerto e opportunistico» i giudici della prima Sezione penale della Cassazione che lo scorso luglio hanno dichiarato inammissibile il ricorso presentato dal legale di Luca Traini, che invano aveva tentato di ottenere una misura cautelare meno afflittiva per il suo cliente. Solo di recente sono state depositate le motivazioni di quella decisione che ha lasciato il “Lupo” nel carcere di Montacuto (in cui è recluso dal 3 febbraio del 20018). Da allora la posizione del 30enne tolentinate che due anni fa mise sotto scacco l’intera città di Macerata girando per le strade cittadine e sparando contro le persone di colore che incrociava lungo il suo percorso, è stata vagliata in due gradi di giudizio, l’ultimo, il 2 ottobre scorso, si è concluso con la conferma della sentenza di primo grado: 12 anni di reclusione per strage aggravata dall’odio razziale e una serie di altri reati minori.

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Intanto mentre l’iter giudiziario seguiva il proprio corso l’avvocato Giancarlo Giulianelli aveva chiesto ai giudici competenti la modifica della misura cautelare applicata a Traini in una meno afflittiva, nello specifico i domiciliari con il braccialetto elettronico. Quello che la difesa ha sostenuto in più occasioni e in più sedi, è che il giovane si era pentito di ciò che aveva fatto, aveva preso coscienza di ciò che era accaduto e che, sotto il profilo della pericolosità, era in cura dal giorno del suo arresto, una cura quotidiana che gli avrebbe consentito di riacquistare una serenità che prima non gli era propria. Secondo l’avvocato, infatti, Traini non sarebbe più pericoloso da diverso tempo. «Sostenere oggi che possa commettere un reato della stessa specie di quello per cui si procede – aveva evidenziato Giulianelli già lo scorso aprile in occasione del ricorso al Tribunale del Riesame di Ancona – è un esercizio di puro stile, un pregiudizio». 
 

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