MACERATA - La chiesa Santa Madre di Dio di Macerata non è riuscita a contenere né la gente né il dolore. Perché sono stati tanti coloro che, ieri mattina, hanno voluto partecipare all’ultimo saluto di Emanuelle Alessandro Pandele, il 17enne di Montecassiano morto lunedì scorso a seguito di una rara malattia autoimmune a cui si è aggiunto il Covid. E se la pandemia ha contribuito alla scomparsa del ragazzo non è però riuscita a frenare l’ondata di amore che ha letteralmente sommerso i genitori di Emanuelle straziati dalla sofferenza.
Parole e preghiere che don Carlos ha voluto affidare, prima della funzione, a chi voleva ricordarlo.
«Non voglio rassegnarmi alla tua morte - ha detto uno di loro - ma voglio continuare a parlarti, perché so che da lassù ci puoi sentire». «Abbiamo passato gli ultimi anni in macchina con la musica alta, ad improvvisare - un altro con indosso la maglia che ritrae Emanuelle - . Oggi voglio parlarti così, senza nulla di scritto. Quando mi vedevi piangere minacciavi di darmi una sberla. Cercherò di non prendermi le tue sberle». Parole che hanno restituito l’animo di un giovane senza paura, pronto a tutte le sfide che la vita gli metteva di fronte. «Il mio primo migliore amico, il primo confidente e poi il primo amore - ha ricordato una ragazza - . Nuota tra le nuvole».
I ricordi sinceri dei ragazzi sono stati la forza per il parroco che ha ammesso: «Non è facile presiedere questa celebrazione. Abbiamo una visione sbagliata dei ragazzi: oggi ci hanno dimostrato che sanno amare. Per farli entrare in chiesa ci vuole un miracolo e vuol dire che Emanuelle è capace di fare miracoli. Vi auguro - ha detto rivolgendosi ai genitori - che possiate vedere in ciascuno di loro vostro figlio». Infine la zia, prima dell’uscita del feretro accompagnato da un volo di colombe e palloncini bianchi, ha concluso: «Quando Manu uscirà da qui non piangete, ma fate un grosso applauso perché lui è il campione di tutti».