Macerata, «truffa sui finanziamenti». Sotto inchiesta un noto imprenditore

La Guardia di finanza
La Guardia di finanza
di Benedetta Lombo
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Martedì 12 Novembre 2019, 05:25 - Ultimo aggiornamento: 13 Novembre, 16:03

MACERATA - Associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata, nei guai l’imprenditore corridoniano Fabio Verdini. L’indagine, avviata più di un anno fa, porta la firma del procuratore capo di Spoleto, Alessandro Cannevale, ed è stata condotta dalla Guardia di finanza di Perugia che ha avviato un’attenta attività investigativa lungo l’asse Spoleto-Malta. È stato così che i militari del Nucleo di polizia economico finanziaria di Perugia sono risaliti all’ex presidente umbro della banca Bps, Giovannino Antonini, all’imprenditore corridoniano Fabio Verdini, noto nel mondo della movida, e al toscano Simone Rossi, residente a Londra. 

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Ai tre viene contestata l’ipotesi di reato di associazione a delinquere finalizzato alla truffa aggravata e all’abusiva attività finanziaria. In base a quanto ricostruito dagli inquirenti, a vario titolo avrebbero prospettato agli imprenditori che si trovavano in difficoltà economica un facile accesso al credito reso possibile attraverso una finanziaria di Malta. Per ottenere questo servizio gli imprenditori dovevano pagare una somma che oscillava tra i 12mila e i 15mila euro, ma alla fine non ricevevano alcuna liquidità. Ed è stato proprio un imprenditore a denunciare tutto alla Guardia di finanza e a mettere in azione la macchina investigativa.

Secondo gli inquirenti gli imprenditori che avevano bisogno di finanziamenti si rivolgevano ai tre indagati che avrebbero prospettato un facile accesso al credito attraverso la stipula di contratti di cartolarizzazione con la Suite Finance, di cui Rossi era amministratore. Questi contratti obbligavano una società maltese a erogare un finanziamento attraverso la cartolarizzazione del patrimonio mobiliare e immobiliare dell’impresa finanziata, facendolo confluire in cinque fondi obbligazionari. Gli imprenditori conferivano un incarico (che costava tra i 12 e i 15.000 euro) alla Suite Merchant per consentire l’accettazione del patto stipulato. I problemi però emergevano successivamente perché, sempre secondo l’accusa, le operazioni di cartolarizzazione non andavano mai a buon fine e gli imprenditori pagavano senza ottenere alcuna liquidità.

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