Ferita da due terremoti, la chiesa di San Giovanni riapre nel giorno di Mattero Ricci "venerabile"

Ferita da due terremoti, la chiesa di San Giovanni riapre le porte ai fedeli nel giorno di Mattero Ricci "venerabile"
Ferita da due terremoti, la chiesa di San Giovanni riapre le porte ai fedeli nel giorno di Mattero Ricci "venerabile"
di Mauro Giustozzi
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Domenica 18 Dicembre 2022, 03:20

MACERATA  - Lo splendore del Seicento torna a rivivere nella Collegiata di San Giovanni. Macerata e le Marche si riappropriano di un simbolo storico, la prima grande chiesa che riapre nel capoluogo dopo il terremoto, a 25 anni dalla chiusura e a 6 anni di distanza dal sisma del 2016 che aveva aggravato le ferite già inferte nel 1997. La Collegiata è destinata a diventare il Duomo supplente visto che la cattedrale di San Giuliano è tuttora inagibile. L’intervento è avvenuto grazie ad un accordo firmato tra la Regione e la Diocesi di Macerata: destinati 3,2 milioni di euro del Por Fesr al recupero e alla riqualificazione di San Giovanni. 

 

La riapertura è avvenuta nel giorno in cui il Papa ha dato il via libera al decreto per dichiarare Padre Matteo Ricci "venerabile", dunque a un passo dalla beatificazione.

Ad effettuare la ristrutturazione in tempi record è stato un raggruppamento di imprese formato dalla Edil 93 srl di Recanati, Eures Arte srl di Roma e dalla Eredi Paci Gerardo srl di Macerata i cui rappresentanti erano presenti ieri alla riapertura assieme a tantissime autorità istituzionali, religiose e vertici delle forze dell’ordine. «Sono 14 mesi che ogni mattina passo qui davanti e parlo con gli addetti dell’impresa sullo stato dei lavori – ha detto il sindaco Sandro Parcaroli -. Viene restituito a Macerata un monumento d’arte altissimo ma anche alla comunità cristiana ed è una cosa bellissima, una autentica basilica che oso paragonare a quella di San Pietro per la sua bellezza. Questo restauro è partito dalla vecchia amministrazione regionale e comunale (alla cerimonia c’era anche l’ex sindaco Carancini, ndr), questo va detto, e noi abbiamo proseguito in questa opera portandola a compimento. Non è un restauro di destra o di sinistra, è di tutti insieme».

Molto emozionato il vescovo Nazzareno Marconi che ha seguito tutto l’iter. «Questa giornata segna l’arrivo di un lavoro lungo nella sua ristrutturazione ma è anche l’inizio di un lavoro altrettanto importante perché quando riapri una chiesa poi devi usarla – ha detto il vescovo -. È stata un’esperienza unica, una sfida importante: perché riuscire ad avere un finanziamento europeo di primo livello per una realtà che è considerata un’opera d’arte di assoluto rilievo è stata una grande soddisfazione per la città. Abbiamo cercato di fare di tutto perché potesse realizzarsi ed oggi è una grande giornata per i fedeli ma direi per tutti i maceratesi. Adesso possiamo incominciare a ritrovarci assieme a partire dalle feste di Natale per pregare in questa chiesa che finalmente restituisce a Macerata uno spazio ampio dove celebrare che, dopo il terremoto, non avevamo più».

Oggi altra giornata importante per San Giovanni in quanto ci sarà la riconsacrazione della chiesa dove si torneranno a celebrare la santa messa e le altre funzioni religiose. Appuntamento alle 15,30 davanti la basilica della Misericordia da cui partirà la processione che farà tappa in piazza della Libertà dove ad attendere i fedeli ci saranno la autorità comunali e risuoneranno le campane di piazza per la prima volta dopo 35 anni suonate a mano e successivamente, intorno alle 16, ci sarà la prima messa nella rinnovata Collegiata di San Giovanni. «È un luogo simbolico di Macerata, della provincia ma importante per tutta la regione: un restauro magnifico e si restituisce alla nostra comunità una chiesa che rappresenta la storia anche perché da questa cattedrale è partito Padre Matteo Ricci per andare in Cina - afferma Francesco Acquaroli, presidente della Regione -. Chi avrà modo di vistare la chiesa vedrà un’opera recuperata come era nel 1600 e sembra di trovarsi dentro lo splendore di quell’epoca. Ci fa anche capire la grandezza della storia da cui veniamo perché opere come questa oggi sono difficilmente immaginabili». 

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