MACERATA - Delitto di Rosina Carsetti, il nipote chiede di uscire dal carcere e accusa il nonno dell’omicidio, ma il gip rigetta la richiesta. Fissata l’udienza preliminare per tutti e tre: Arianna Orazi, il padre Enrico e il figlio Enea Simonetti. Il 19 novembre compariranno davanti al gup del Tribunale di Macerata Claudio Bonifazi. La difesa: «Affronteremo la Corte d’Assise».
Dopo le iniziali bugie (la versione del ladro entrato in casa il pomeriggio della vigilia di Natale che aveva ucciso la casalinga 78enne) andate avanti fino ai primi giorni di febbraio e dopo mesi di silenzio, Enea Simonetti, il nipote 21enne della vittima ha deciso di parlare e di raccontare la sua verità. Lo ha fatto il 30 settembre scorso interrogato dal gip Giovanni Manzoni (era presente anche il pm Vincenzo Carusi) dopo che i suoi legali Andrea Netti e Valentina Romagnoli avevano presentato istanza di revoca della misura sulla base di alcuni elementi che non c’erano al momento dell’applicazione della misura, in particolare due elementi presenti nelle relazioni finali del Ris e del medico legale Roberto Scendoni: il primo riguardava la circostanza che l’unica impronta trovata sul maglione di Rosina era riconducibile al marito Enrico, il secondo era riferito a un passaggio della relazione di Scendoni in cui il professionista avrebbe scritto che chi aveva schiacciato il torace di Rosina era una persona dal peso di moderata entità, in realtà il medico legale aveva poi precisato che il peso era dal moderato in su.
Il 30 settembre scorso davanti al gip Enea Simonetti aveva riferito che la nonna era stata uccisa mentre lui era fuori casa (era uscito verso le 17.45), al suo rientro aveva trovato la scena creata dalla madre che simulava il passaggio di un ladro. «Mia madre mi ha detto che l’autore materiale dell’omicidio è stato mio nonno», ha raccontato il 21enne al giudice. «Non è stato in grado di fornire ulteriori particolari – ha spiegato ieri l’avvocato Romagnoli –, ha vissuto male tutta la vicenda». I dettagli forniti dal giovane però non hanno convinto il gip che ha rigettato l’istanza confermando la misura carceraria. A pesare ci sono anche le conversazioni registrate dagli investigatori il giorno di Natale, all’indomani dell’omicidio, quando Arianna aveva detto al figlio: «Fidati, alla fine danno la colpa a Enrico», e poi: «Abbiamo sempre detto che l’anello debole era Enrichetto, no?».
Con le accuse nei confronti del nonno, causa incompatibilità, quest’ultimo ha dovuto rivolgersi a un nuovo avvocato, nominando quale legale di fiducia l’avvocato Barbara Vecchioli del foro di Fermo.
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