Follia razzista per vendicare Pamela
Giovane spara all’impazzata sui neri

Follia razzista per vendicare Pamela Giovane spara all’impazzata sui neri
di Lorenzo Sconocchini
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Domenica 4 Febbraio 2018, 04:05 - Ultimo aggiornamento: 10:37

MACERATA - Dopo averne stesi sei, nella giostra di piombo e sangue intorno alle mura medievali, svuotando due caricatori della sua pistola semiautomatica Glok 4 contro ogni nero gli capitasse a tiro, Luca il giustiziere accosta la sua vecchia Alfa in piazza della Vittoria per concedersi una drammatica liturgia e rivendicare la matrice politica della sua caccia all’uomo. Scende dall’auto, s’avvolge in un tricolore, sale di corsa alcuni gradini del monumento ai Caduti d’epoca fascista, che nel suo malato orgoglio nazionalista dev’essergli sembrata un’ultima trincea da difendere.

Fa in tempo a gridare “L’Italia agli italiani”, Luca Traini, 28 anni, incensurato, arrivato da Tolentino per fare una strage di stranieri di colore, e a stendere il braccio in un saluto fascista. A giugno s’era candidato per la Lega alle Comunali di Corridonia, senza prendere un voto, ma nella palestra che frequentava raccontano di averlo cacciato per le battutacce razziste e i saluti col braccio teso. Saluta ancora il Duce, dal monumento del Ventennio, prima che i carabinieri che lo rincorrono da più di un’ora e mezzo riescano a placcarlo e mettergli le manette, ponendo fine al suo raid xenofobo scattato per rappresaglia dopo la morte di Pamela Mastropietro e l’arresto del nigeriano che l’avrebbe fatta a pezzi e messa in due valigie. 

Finisce così, con la messinscena di un invasato dell’ultradestra e sei stranieri feriti, uno dei quali è grave, raccolti dalle ambulanze del 118 nelle vie del centro, la mattina più lunga della storia recente di Macerata, un coprifuoco come non capitava dal 3 aprile del ‘44, il giorno del bombardamento aereo, con il sindaco Romano Carancini che a mezzogiorno e un quarto invita i cittadini dal suo profilo Facebook a «restare tutti a casa perché c’è un uomo armato che sta sparando da un’auto», i bambini delle scuole trattenuti in classe oltre l’orario e i trasporti pubblici sospesi. Era la mattina in cui Innocent Oseghale, arrestato per la morte della 18enne scappata da una comunità di recupero di Corridonia, era atteso a palazzo di giustizia per l’udienza di convalida. Ma intanto Luca Traini, che su Facebook si mostrava con il cranio rasato e un tatuaggio con il simbolo di Terza Posizione, movimento neofascista attivo negli anni di piombo, aveva deciso di farsi giustizia da sé. «Ora vado a Macerata e faccio una strage», ha detto alla barista di una stazione di servizio sulla superstrada, dov’era s’era fermato per un caffè. 

L’avevano preso per uno che le spara grosse, invece Luca ha sparato davvero, più di venti colpi, con la sua arma regolarmente detenuta per andare al poligono di tiro, nonostante una personalità borderline. Tutto vestito di nero, con una borsa in tinta mimetica e scorte d’acqua caricate nella sua Alfa 147 nera, Luca ha percorso i viali di Macerata come fosse al tiro a segno di un lunapark, prendendo la mira dal finestrino abbassato. 
Prima di arrivare a Macerata aveva sparato due colpi contro l’ingresso della discoteca Babau di Sforzacosta. Poi, poco dopo le 11, ha imboccato via dei Velini, dove ha tirato giù il primo straniero vicino a un supermercato. Scatta l’allarme, i passanti chiamano i soccorsi. L’Alfa nera sgomma sulla circonvallazione, raggiunge la stazione dove Luca spara ancora prima di imboccare via Pancalducci- Prende di mira anche un’auto in sosta dei carabinieri prima di arrivare in corso Caroli: centra una vetrina del negozio di intimo “Notte e dì” e davanti alla pasticceria Morresi colpisce al torace un altro straniero.

Scappa in via Cioci e nel suo tour, guarda caso, passa in via Spalato, dove abitava il nigeriano Oseghale, e preme il grilletto contro la sede del Pd. Poi l’Alfa nera s’allontana verso Casette Verdini, la frazione di Pollenza dove mercoledì sono stati trovati i due trolley con il cadavere squartato di Pamela Mastropietro. Troppe coincidenze, per non pensare alla voglia di far pagare agli stranieri l’orribile fine della diciottenne romana uccisa dopo essere scappata dalla comunità “Pars” o di Corridonia. Addirittura qualcuno, ricordando che proprio a Corridonia Luca s’era candidato per la Lega, ipotizza che conoscesse Pamela e il movente del raid sia sentimentale. Ma gli investigatori e la famiglia della ragazza uccisa smentiscono: Luca e Pamela non si sono frequentati. A Casette Verdini il ragazzo spara ancora, alla vetrina del bar H7, poi va dalla mamma a Tolentino, prima di tornare verso Macerata. Non spara più, va verso il monumento ai Caduti, l’ultima trincea, e lì s’arrende, arrestato per tentato omicidio plurimo e portato in caserma con il tricolore addosso.

Soldato solitario di una guerra sbagliata, dichiarata a dei poveri innocenti. 

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