Famiglie, grandi aziende e studi professionali nella rete degli hacker: ecco cosa è successo

Famiglie, grandi aziende e studi professionali nella rete degli hacker: ecco cosa è successo
Famiglie, grandi aziende e studi professionali nella rete degli hacker: ecco cosa è successo
di Emanuele Pagnanini
4 Minuti di Lettura
Giovedì 19 Agosto 2021, 08:50

MACERATA  - La sicurezza del web è tema sempre più pressante ed importante. Lo dimostra il recente attacco di pirateria informatica al sistema di gestione dati della Regione Lazio, che ha determinato giorni di black out nella prestazione di servizi come la prenotazione delle vaccinazioni.

E con tutti i rischi conseguenti alla perdita di dati da parte dell’ente e della diffusione di dati sensibili di tutti gli utenti della regione. Insomma, non c’è niente di virtuale nei pericoli della rete che sono reali, concreti, tangibili, con gravi ripercussioni nella vita di ognuno. Economiche, soprattutto. Numerosi gli attacchi hacker che si verificano anche a Macerata. 

Far comprendere l’importanza della sicurezza informatica è la missione di Raffaele Daniele, presidente dell’associazione Red (Rete Educazione Digitale), nata a Macerata ma che sta diffondendo la propria azione anche fuori provincia. È stato per anni ispettore di polizia postale specializzato proprio nella lotta agli hacker. Battaglia che conduce su un altro fronte dopo la pensione. Si parte dallo stabilire il vero obiettivo degli attacchi. «È sempre di natura economica – spiega Raffaele Daniele – non sono azioni dimostrative o ideologiche ma mirano al denaro. Si vendono i dati rubati, quasi sempre al legittimo possessore, cioè si chiede un riscatto per restituirli. Nel nostro territorio non sono stati colpiti enti ma aziende, studi di professionisti e privati cittadini».

Daniele passa poi ad illustrare il più tipico degli attacchi di pirateria informatica. «In pratica si invia un virus attraverso un messaggio di posta elettronica ma anche via Sms o sui principali social network. Può essere un link o un allegato. Basta cliccarci ed il virus si insinua nel nostro device, che sia una rete aziendale di computer, il Pc di casa, un tablet o uno smartphone. A quel punto il danno è fatto. Il virus si installa nel sistema e cripta tutti i file contenuti. Ad ogni singolo documento viene cambiata l’estensione e per il proprietario diventa impossibile aprirli».


«Per decriptare i file - prosegue Daniele - serve una chiave che conosce solo chi ha inviato il virus.

Segue la richiesta di riscatto, solitamente in bitcoin da accreditare a stretto giro di posta. Per dimostrare che si è in possesso della chiave, talvolta gli hackers re-inviano file decriptati. Chi paga spesso viene derubato due volte, perché la chiave non viene inviata». Rimangono danni economici molto rilevanti. «In questa provincia – continua il presidente di Red – attacchi informatici hanno bloccato l’intera catena di produzione di una grande azienda. In altri casi sono state “rubate” intere collezioni di imprese calzaturiere. Non sono state risparmiate neanche le farmacie. Nel mirino anche studi legali». 


Tuttavia il presidente di Red spiega come non è mai il contenuto dei file il vero obiettivo. «Spesso gli hacker neanche conoscono il contenuto e solitamente non usano i dati. Mirano solo ai soldi. Gli attacchi sono massivi, mai mirati. Praticamente buttano delle trappole in tutta la rete web. Laddove c’è una falla nel sistema di protezione, si insinuano. E vi assicuro che di falle ce ne sono sempre troppe. Poi ci sono le truffe: virus che carpiscono codici bancari e dirottano su propri conti pagamenti verso clienti o fornitori». Quindi Daniele ribadisce l’importanza di investire in sicurezza.

«Per le aziende, serve prima di tutto formazione del personale, soprattutto ora che con la pandemia è aumentato il ricorso a forme di smart working. Invece spesso si usa una sola persona perché un po’ più pratica di computer. Poi servono sistemi di sicurezza aggiornati ma anche prove di crash test. Quasi nessuna impresa conosce il livello della propria sicurezza informatica. Serve poi un’attività continua di backup su device non collegati in rete. Questo anche per il privato cittadino. E occhio a fornire dati in rete. Tutte cose di cui noi di Red parliamo. Vogliamo fornire gli strumenti per un uso diligente della rete e dei suoi strumenti a tutti i livelli. Con il progetto “Villaggio digitale” inizieremo una serie di incontri, anche in presenza quando sarà possibile, presso scuole, istituzioni, aziende, gruppi di anziani, società sportive. Abbiamo già attivato una sinergia con le Università di Macerata, Camerino e Ancona ma anche con Asur e altri enti».

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