Abusi sessuali in ospedale su una paziente, ex infermiere rinviato a giudizio

L'ospedale di Macerata
L'ospedale di Macerata
di Benedetta Lombo
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Giovedì 2 Luglio 2020, 10:31
MACERATA - Approfittò dei problemi di una paziente ricoverata nel reparto di psichiatria, ex infermiere rinviato a giudizio. Anche l’Asur si è costituita parte civile. La vicenda risale al 2018 quando l’infermiere aveva 46 anni e lavorava all’ospedale di Macerata. Secondo l’accusa – il fascicolo è del procuratore capo Giovanni Giorgio – avrebbe approfittato dello stato di prostrazione mentale di una giovane paziente, ricoverata per una psicosi cronica (riacutizzatasi nel periodo del ricovero) a compiere e subire atti sessuali e a subire rapporti sessuali completi.


 
Una notte, era il 6 luglio di due anni fa, l’avrebbe indotta a seguirlo in una stanza vuota del reparto di Psichiatria, un’altra, quattro giorni dopo, l’aveva portata nello spogliatoio degli infermieri dove aveva precedentemente posizionato un materasso e lì l’avrebbe costretta a subire i rapporti sessuali per un’ora. Nel frattempo però, l’infermiere sarebbe risultato al lavoro. In quell’ora di assenza non avrebbe passato il proprio badge e quindi risultava essere in servizio durante l’orario notturno. L’uomo è accusato anche di falso in atto pubblico perché avrebbe attestato sulla cartella clinica della paziente di averle somministrato alle 21 due farmaci (con effetti collaterali quali sonnolenza, nausea e vomito) invece che a mezzanotte ovvero solo dopo la presunta violenza sessuale. L’infermiere deve rispondere anche di peculato: nei suoi due armadietti sono stati trovati farmaci dell’ospedale di cui, per l’accusa, si sarebbe appropriato per uso personale: dal gentalyn all’haldol, allo spidifen. Dopo questi fatti l’uomo è stato licenziato. Ieri i legali della difesa, Tiziano Luzi e Gian Vittorio Galeota, hanno chiesto di procedere con rito abbreviato condizionato a una perizia sulla persona offesa e all’esame del consulente di parte. Secondo lo psichiatra della difesa, infatti, non ci sarebbero elementi per dire che la giovane ricoverata non avesse potuto esprimere un consenso valido. Il giudice ha rigettato la richiesta e rinviato a giudizio l’imputato. Nel processo la giovane è parte civile con l’avvocato Francesco Copponi, il legale nella scorsa udienza aveva chiesto e ottenuto la chiamata in causa dell’Asur come responsabile civile. Ieri l’Asur, tramite l’avvocato Gianfranco Borgani, è intervenuta in giudizio come responsabile civile ma, contestualmente, ritenendo di aver subito un danno di immagine, si è costituita parte civile nei confronti dell’imputato.
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