Personale carente per il 118, al corso si presentano in 12

Personale carente per il 118, al corso si presentano in 12
Personale carente per il 118, al corso si presentano in 12
di Giulia Sancricca
3 Minuti di Lettura
Lunedì 4 Luglio 2022, 04:05 - Ultimo aggiornamento: 5 Luglio, 08:03

MACERATA Cala il numero dei medici in 118, ma cresce quello delle richieste per via del Covid, del caldo e degli incidenti stradali. È una situazione difficile quella degli ospedali di Camerino, Macerata e Civitanova che ogni giorno si trovano a dover rispondere alle emergenze del territorio con il personale carente. 

 
Il personale
A spiegare la situazione nel dettaglio è il direttore del 118 provinciale, Ermanno Zamponi. «Per quanto riguarda i medici - dice - su Camerino dovremmo avere 13 unità e ne abbiamo solo 7. Su Macerata ne dovremmo avere 16 e ne contiamo 6. La situazione migliore è a Civitanova dove ci sono 9 medici su 10». Un impoverimento progressivo che non è nuovo nel servizio del 118 della provincia e dell’intera regione. Il Covid ha solo accentuato una emergenza che era tale da almeno un paio d’anni secondo Zamponi. «Da tempo non c’è turnover - dice - Le motivazioni? Sicuramente il tipo di lavoro, ma anche l’inquadramento poco conveniente: i medici del 118 sono liberi professionisti come i colleghi delle guardie mediche. Non hanno un contratto stabile e la retribuzione non è poi così favorevole come le altre. Basti vedere la recente istituzione delle Usca in cui i medici vengono pagati in modo migliore nonostante non facciano i turni dei professionisti del 118. A questi fattori - dice Zamponi - si aggiunge l’età: la popolazione medica è tutta di età avanzata ed il resto decide di dimettersi ed andare a fare il medico di medicina generale». Problemi a cui bisogna far fronte per evitare che i pochi rimasti in trincea arrivino al collasso. 


Le soluzioni
Le soluzioni temporanee possono servire a tamponare la situazione, ma servono scelte durature. «Asur e Regione - dice Zamponi - hanno stipulato un accordo con l’università per equiparare i medici in formazione per Anestesia e Rianimazione, dal secondo anno in poi, e farli entrare in servizio in ospedale. I medici che hanno offerto la loro disponibilità sono undici, ma non sono ancora entrati in servizio e bisogna vedere quanti di loro lo faranno.

Oltre a questo - precisa - è necessario valutare le ore che saranno messe a disposizione. Se fossero a tempo pieno riusciremmo a tamponare l’emergenza». 


Le difficoltà
Queste difficoltà arrivano in un periodo non proprio semplice per il 118. «Il Covid è tornato ad affacciarsi e l’andamento stagionale non è favorevole né per le temperature né per il numero di incidenti stradali. Noi da anni facciamo più turni, la situazione è stata progressiva, ora è esplosa e d’estate dobbiamo garantire un turno minimo di ferie». Non un problema provinciale: «la questione è nazionale - dice Zamponi che propone alcune soluzioni - . Bisogna incoraggiare chi vuol fare questo tipo di scelta, dandogli un contratto stabile da dipendente anziché libero professionista. Serve anche una retribuzione quantomeno attraente. Abbiamo provato a fare il corso per nuovi medici del 118 che di solito è aperto a cento persone: se ne sono presentate 12 che non hanno comunque scelto questa strada. La soluzione facile non c’è - ammette - . Un tempo, con l’abbondanza dei medici, c’era chi sceglieva di fare questo lavoro. Ora bisogna riaprire o aggiustare il numero chiuso delle università, altrimenti questo reparto sarà sempre quello più in difficoltà».


Le strategie
Infine l’ultima ipotesi: «Bisogna fare scelte strategiche nazionali importanti. Noi valorizziamo il ruolo degli infermieri a bordo delle ambulanze, distribuiamo nelle zone una minore copertura con il medico che interviene in seconda battuta solo se chiamato dall’infermiere arrivato sul posto. Siamo consapevoli - ammette - che la popolazione sia abituata ad avere una risposta diversa ed è normale che vorrebbe continuare ad averla, ma così non è possibile».

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