MACERATA Cala il numero dei medici in 118, ma cresce quello delle richieste per via del Covid, del caldo e degli incidenti stradali. È una situazione difficile quella degli ospedali di Camerino, Macerata e Civitanova che ogni giorno si trovano a dover rispondere alle emergenze del territorio con il personale carente.
Il personale
A spiegare la situazione nel dettaglio è il direttore del 118 provinciale, Ermanno Zamponi. «Per quanto riguarda i medici - dice - su Camerino dovremmo avere 13 unità e ne abbiamo solo 7. Su Macerata ne dovremmo avere 16 e ne contiamo 6. La situazione migliore è a Civitanova dove ci sono 9 medici su 10». Un impoverimento progressivo che non è nuovo nel servizio del 118 della provincia e dell’intera regione. Il Covid ha solo accentuato una emergenza che era tale da almeno un paio d’anni secondo Zamponi. «Da tempo non c’è turnover - dice - Le motivazioni? Sicuramente il tipo di lavoro, ma anche l’inquadramento poco conveniente: i medici del 118 sono liberi professionisti come i colleghi delle guardie mediche. Non hanno un contratto stabile e la retribuzione non è poi così favorevole come le altre. Basti vedere la recente istituzione delle Usca in cui i medici vengono pagati in modo migliore nonostante non facciano i turni dei professionisti del 118. A questi fattori - dice Zamponi - si aggiunge l’età: la popolazione medica è tutta di età avanzata ed il resto decide di dimettersi ed andare a fare il medico di medicina generale». Problemi a cui bisogna far fronte per evitare che i pochi rimasti in trincea arrivino al collasso.
Le soluzioni
Le soluzioni temporanee possono servire a tamponare la situazione, ma servono scelte durature. «Asur e Regione - dice Zamponi - hanno stipulato un accordo con l’università per equiparare i medici in formazione per Anestesia e Rianimazione, dal secondo anno in poi, e farli entrare in servizio in ospedale. I medici che hanno offerto la loro disponibilità sono undici, ma non sono ancora entrati in servizio e bisogna vedere quanti di loro lo faranno.
Le difficoltà
Queste difficoltà arrivano in un periodo non proprio semplice per il 118. «Il Covid è tornato ad affacciarsi e l’andamento stagionale non è favorevole né per le temperature né per il numero di incidenti stradali. Noi da anni facciamo più turni, la situazione è stata progressiva, ora è esplosa e d’estate dobbiamo garantire un turno minimo di ferie». Non un problema provinciale: «la questione è nazionale - dice Zamponi che propone alcune soluzioni - . Bisogna incoraggiare chi vuol fare questo tipo di scelta, dandogli un contratto stabile da dipendente anziché libero professionista. Serve anche una retribuzione quantomeno attraente. Abbiamo provato a fare il corso per nuovi medici del 118 che di solito è aperto a cento persone: se ne sono presentate 12 che non hanno comunque scelto questa strada. La soluzione facile non c’è - ammette - . Un tempo, con l’abbondanza dei medici, c’era chi sceglieva di fare questo lavoro. Ora bisogna riaprire o aggiustare il numero chiuso delle università, altrimenti questo reparto sarà sempre quello più in difficoltà».
Le strategie
Infine l’ultima ipotesi: «Bisogna fare scelte strategiche nazionali importanti. Noi valorizziamo il ruolo degli infermieri a bordo delle ambulanze, distribuiamo nelle zone una minore copertura con il medico che interviene in seconda battuta solo se chiamato dall’infermiere arrivato sul posto. Siamo consapevoli - ammette - che la popolazione sia abituata ad avere una risposta diversa ed è normale che vorrebbe continuare ad averla, ma così non è possibile».
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