Bitume, legno, plastica prezzi sempre più alti nell'edilizia. Resparambia: «Il settore è strozzato»

Bitume, legno, plastica prezzi sempre più alti nell'edilizia. Resparambia: «Il settore è strozzato»
Bitume, legno, plastica prezzi sempre più alti nell'edilizia. Resparambia: «Il settore è strozzato»
di Mauro Giustozzi
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 14 Settembre 2022, 05:55

MACERATA  - Edilizia spalle al muro. Accanto alle problematiche legate al Superbonus 110% e alla difficoltà a reperire manodopera, si è aggiunta quella di un’impennata dei prezzi delle materie prime la cui corsa da inizio anno ad oggi in alcuni casi ha toccato rincari del 200%. Tanto per fare qualche numero, il bitume per fare il catrame è passato da 350 euro a tonnellata a 650, l’acciaio da 50 centesimi al chilo è salito a 1,30 euro, i legnami da 400 euro a metro cubo svettano a 1300 euro. I materiali plastici, come a esempio i tubi, sono aumentati del 30%. 
 

Per non parlare dell’energia: le imprese di costruzioni attualmente pagano l’energia elettrica 70 centesimi al chilowatt, mentre prima era quotata 20 centesimi.

E il gas è arrivato a 280 euro a megawattora, quando prima toccava i 30 euro. E non è finita, perché entro fine mese sono annunciati ulteriori rincari che colpiranno anche le aziende edili.

«Sì, il bitume si raddoppia mentre l’acciaio mostra qualche segnale di flessione - afferma Carlo Resparambia, presidente di Ance Macerata - : era arrivato a 1,40 euro al chilo e adesso è sceso a 1,20 euro. L’acciaio è uno dei pochissimi materiali che sta subendo una leggera discesa del prezzo. Quello che certamente aumenterà dal 20 settembre è il calcestruzzo che salirà di altri 15 euro al metro cubo, passando dagli attuali 130 euro ai 145 euro. Tutto questo è dovuto alla produzioni di tali materiali con energia elettrica e vediamo quanto cosa oggi la bolletta elettrica che arriva anche nelle nostre case: altrimenti i cantieri edili non sono particolarmente energivori, i consumi non sono la prima voce di spesa dell’impresa. Il caro materiali è ciò che fa paura: prima la scusa era che non si trovavano, poi che era scoppiata la guerra, poi ancora che c’era il Superbonus e adesso il costo energetico cresciuto per produrre plastica e acciaio. Il quadro è allarmante perché questo si somma a tante altre criticità del settore ed alla crisi di liquidità con cui fare i conti quotidianamente». 

Anche da parte di Confartigianato Imprese si segnala come siano numerose le imprese edili che sono già in difficoltà e altre ne arriveranno se questa spirale degli aumenti non si interromperà. «Il settore è sempre più strozzato dai rincari sulle materie prime che sono raddoppiate: se non si calmiera il costo dell’energia non si esce da questa spirale - dice il responsabile edilizia dell’associazione, Stefano Foresi -. C’è speculazione? Probabilmente in parte sì, però è innegabile che i costi di produzione e trasporti aumentano, la quantità di materiali disponibili cala e anche questo consente a chi ce l’ha di venderlo al prezzo che decide lui. Uno scenario aggravato dalla difficoltà avute finora di accedere alla cessione del credito alle banche legato al Superbonus 110%. Al momento ci troviamo con le nostre imprese che hanno crediti di imposta in pancia e se non riescono ad avere liquidità si va inevitabilmente verso il fallimento. Se a questo aggiungiamo appunto l’aumento dei prezzi delle materie prime più che quelli del cantiere in sé, la quasi impossibilità di trovare manodopera per l’edilizia, anche operai non specializzati, ecco che la situazione diventa drammatica in un territorio come il nostro dove invece ci sarebbe bisogno di velocizzare soprattutto l’aspetto legato alla ricostruzione post sisma». Chi è quotidianamente sul campo è Ndricim Popa, titolare di un’impresa edile nonché referente del settore per la Cna provinciale.

«Tutti i fornitori stanno inviando i listini con gli aumenti dei prezzi - ribadisce Popa -: a partire da questo mese i laterizi come mattoni, coppi, tegole aumenteranno del 25% ma mi attendo che anche altre materie prime subiscano la stessa sorte visto quello che è l’andamento dei prezzi delle materie prime senza più controllo. Qui viene aumentato il prezzo intero del prodotto, l’incremento invece dovrebbe riguardare solo la voce legata all’energia per produrlo. Invece scontiamo tutto sul prezzo finale, manodopera inclusa. Sul calcestruzzo passiamo da 65 euro al metro cubo di un anno fa ai 130 euro attuali: ci troviamo stretti tra la necessità di concludere i lavori per i contratti firmati e cercare di non fallire. Senza un intervento dello Stato tante imprese sono a rischio». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA