Dottorato honoris causa a Dante Ferretti: «Pace con Macerata? Non ho mai dichiarato guerra​»

Dottorato honoris causa a Dante Ferretti: «Pace con Macerata? Non ho mai dichiarato guerra »
Dottorato honoris causa a Dante Ferretti: «Pace con Macerata? Non ho mai dichiarato guerra​»
di Luca Patrassi
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Martedì 14 Marzo 2023, 03:25 - Ultimo aggiornamento: 16:48

MACERATA -  Il pezzo forte della cerimonia era la festa per lo scenografo maceratese Dante Ferretti e il premio Oscar non si è sottratto ai riti dell’intervista prima e della cerimonia poi. La prima domanda è stata se ritenesse che l’accoglienza ricevuta da Macerata fosse stata come quella dell’Academy per gli Oscar, Dante Ferretti è conciliante: «Migliore, molto ma molto migliore. Io non devo fare alcuna pace con la città di Macerata, semplicemente perché non ho mai dichiarato una guerra». Poi i ricordi dell’adolescenza: «Ricordo quando chiesi a mio padre se potevo andare a studiare a Roma all’Accademia di Belle Arti per fare lo scenografo, lui era buono e si limitò a dirmi che avrei potuto farlo se almeno una volta fossi stato promosso a giugno, non ho mai studiato così tanto come allora, fui promosso ed iniziò la mia storia». 

 

Ieri Dante Ferretti è tornato nella sua città per il conferimento del dottorato di ricerca honoris causa.

La prof Laura Melosi, direttrice della Scuola di dottorato di Ateneo, aveva svolto la laudatio: «La confidenza di Ferretti con cineasti visionari come Pier Paolo Pasolini, Elio Petri, Marco Ferreri, Federico Fellini, Terry Gilliam, Martin Scorsese, Franco Zeffirelli, Anthony Minghella, Tim Burton, nasce dalla piena consapevolezza e condivisione della concretezza di ciò che appare impensabile. Riguardo alle applicazioni tecniche, Ferretti ha dichiarato di usare esclusivamente materiali veri, legno, vetro, mattoni, cemento, perché «l’emozione e la sensazione sono più forti, a volte inquietanti, se una forma di fantasia è realizzata come una costruzione reale».

Da Fellini all'Oscar
 

Parole e segni, come la consegna da parte del rettore al maestro Ferretti del sigillo di Ateneo. In chiesa, Ferretti ha risposto alle domande del prof Anton Giulio Mancino ricordando i trascorsi maceratesi e gli inizi professionali iniziando da Fellini: «Diceva al caposcenografo “ho bisogno di un colore beige, voglio fare una scena beige... questo no, no, no”. A un certo punto io ho trovato a terra un pezzo di cartone e gli ho detto questo va bene?. “Ecco questo va bene, ma tu chi sei?” mi ha detto Fellini e io di rimando, ma come chi sono, sono tre mesi che sto a lavorà. Dante Ferretti l’altra sera è stato ospite di Fabio Fazio a “Che tempo che fa”, per la presentazione del libro, a cura di David Miliozzi, appena pubblicato e che ripercorre la sua carriera e la sua vita partendo da un episodio chiave: il bombardamento di Macerata, una pagina tragica nella storia cittadina e chiave di volta di un’idea scenica che ha portato Ferretti a vincere un Oscar per The Aviator di Martin Scorsese.

Il bombardamento di Macerata, salvo grazie a un mobile

 

«Sono nato a Macerata nel 1943, il giorno del bombardamento avevo un anno e mezzo, ero in casa con la mamma e una sorella, mio padre era nella bottega artigiana che allora era vicina casa nella zona di corso Cairoli. Gli aerei erano arrivati con l’obiettivo di colpire la vicina caserma, ma hanno sbagliato i calcoli e colpito le case, anche casa mia. Appena sentite le bombe, mio padre è corso verso casa e nel tragitto è stato colpito, ha perso una gamba. Mamma e mia sorella sono scappate subito, io sono rimasto sotto le macerie per un giorno e mezzo. Mi ha salvato un mobile che aveva costruito mio padre e che si era incastrato tra la camera e le scale e mi ha protetto. In questo senso mi ha salvato mio padre, poi quando mi hanno proposto quel film è stato come se lo avessi tutto già in mente, lo avevo ben chiaro anche se di quell’episodio non ricordo direttamente nulla».

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