Stop last minute allo sci, gli operatori infuriati: «Buttati via 50mila euro»

Gli impianti di sci di Bolognola
Gli impianti di sci di Bolognola
di Monia Orazi
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Martedì 16 Febbraio 2021, 14:23

MACERATA - «Ci abbiamo creduto fino alla fine, con le parole e con i fatti». Dall’amarezza che traspare da questo messaggio, comparso sulla pagina Facebook di Bolognola Ski, si capisce che la rabbia e la delusione per averci sperato fino all’ultimo non sono quantificabili e sarà difficile risollevare il morale dell’unica stazione sciistica che ieri mattina avrebbe potuto aprire le sue piste ai 900 appassionati che avevano già acquistato gli skipass.

Quello che invece è quantificabile è il denaro investito per far sì che fosse tutto pronto alla riapertura: «Sono andati in fumo circa 50 mila euro - dice il direttore della stazione, Francesco Cangiotti - . Una cifra che comprende l’acquisto dei software per vendere gli skipass online e prevenire gli assembramenti alla biglietteria, l’energia elettrica per i cannoni sparaneve, il gasolio per i gatti, delle nevi, gli operai che hanno lavorato, ma anche la cartellonistica, le reti e la segnaletica». 

Cangiotti è sempre stato ottimista per la riapertura, anche quando a Natale non è stato possibile approfittare delle piste imbiancate e quando la scorsa settimana è stata annunciata la riapertura ma la neve non c’era.

Ora invece è la rabbia a prevalere e a spingere per avere risposte dal governo: «Stiamo valutando se agire per vie legali - dice - . Deve essere chiara la differenza tra i ristori per il mancato incasso ed il risarcimento dei danni di chi ha investito e ha perso tutto. Noi come tutti gli esercenti funiviari e con essi le professionalità del settore ci siamo visti imporre una chiusura totale, senza aver nemmeno un ristoro. Ci siamo accollati tutte le spese per garantire le varie apertura sempre vanificate, cercando di garantire sempre la massima sicurezza. Delusi e imbarazzati da questa situazione, speriamo che ritorni l’entusiasmo e la voglia che il mondo della neve ha sempre avuto».

Ieri pomeriggio era in programma una riunione con i vertici regionali proprio per capire come le Marche si muoveranno a seguito della decisione del ministro Roberto Speranza, intanto gli impianti di Bolognola si preparano a rimborsare i clienti: «Solo per la giornata di ieri erano stati venduti circa 900 skipass, ed altri 1000 fino a domenica. Nei prossimi giorni avviseremo i clienti sulle modalità di rimborso. Anche in questo caso - spiega - è semplice fare un conto, considerando che lo skipass del giorno feriale costa 15 euro e quello festivo 20 euro». Lo stop alla riapertura, com’è noto, è arrivata solo 12 ore prima. E ora se ne riparlerà dopo il 5 marzo. Anche se non sarebbero stati pronti per aprire ieri, ma stavano lavorando per accogliere gli sciatori nei prossimi giorni, la delusione investe anche gli impianti di Sarnano dove sono stati ampiamente superati, a detta del direttore marketing di Sarnano Neve Maurizio Tosoroni, i 100 mila euro di costi per una stagione mai iniziata.

«In vista della riapertura prevista per il 7 gennaio scorso - dice - , sono state necessarie 13 persone al lavoro per una settimana con 40 mila euro di spese. Solo i mezzi per battere le piste costano tra i 700 ed i 900 euro al giorno di carburante ed a questo si aggiunge il corso del personale. Un conto approssimativo delle spese sostenute solo per rimettere in funzione gli impianti, per poi non aprire comunque, supera ampiamente i 100 mila euro. Purtroppo sembra che non ci si renda conto che per aprire una stazione sciistica ci vogliono tempo e personale: si battono le piste, si montano seggiovie e skilift; ad inizio stagione si fanno i collaudi, si richiama il personale per far partire l’intera macchina. Il conto definitivo delle perdite lo faremo a breve - continua -, inserendo anche i costi amministrativi sostenuti e da sostenere per il personale che richiameremo per smontare seggiovie e skilift. Sino ad oggi nessun ristoro è giunto dal governo, per gli impianti di risalita non è stato previsto nulla. Capisco la situazione dei colleghi del Nord, che fatturano milioni di euro, comprendo i motivi della loro protesta (c’è chi ha deciso comunque di tenere aperti gli impianti nonostante il divieto, ndr), ma prendiamo atto che è andata così, la stagione è finita: la sicurezza e la salute di clienti e collaboratori hanno la priorità. Se non ci saranno ristori per le stazioni sciistiche dell’Appennino sarà dura riaprire il prossimo anno. Si dovranno mettere mano ad altri investimenti per ripartire. Ogni stazione sciistica ha le sue problematiche: qualcuno potrà permettersi un prestito, qualcun altro non potrà ricominciare».

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