L'allarme dei primari Rossi e Curto: «I pronto soccorso sono vicini al limite: gestione difficile»

L'allarme di Emanuele Rossi, primario di Macerata: «Pronto soccorso vicini al limite. Gestione sempre più difficile»
L'allarme di Emanuele Rossi, primario di Macerata: «Pronto soccorso vicini al limite. Gestione sempre più difficile»
di Emanuele Pagnanini
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Mercoledì 12 Gennaio 2022, 05:40

MACERATA  - Un equilibrio precario quello in cui lavorano i medici e gli infermieri del pronto soccorso in provincia di Macerata. Situazione che si riesce a gestire ancora con le forze e i posti letto disponibili, ma il limite di saturazione è vicino. Come vicino si spera sia il picco dei contagi, dato che rimane importante perché, pur se in maniera nettamente inferiore rispetto all’era pre-vaccino, da esso discende poi il numero dei ricoveri. Che sono sempre meno in relazione al Covid “puro”, cioè alla polmonite interstiziale o a compromesse capacità respiratorie. 


Tuttavia negli accessi al pronto soccorso per altre patologie, capita sempre più spesso di trovare il positivo asintomatico, il quale va però trattato in un percorso e in un reparto separato dagli altri pazienti (e con tutti gli accorgimenti del caso da parte del personale sanitario) in modo da non far diventare gli ospedali dei focolai.

Il carico di lavoro, quindi, è lo stesso, anzi è ancora superiore perché ci si trova ad avere a che fare con reparti Covid fatti di pazienti che hanno le patologie più disparate. Tra i due pronto soccorso principali, quello di Macerata e quello di Civitanova, va però fatta una distinzione. Se nel capoluogo dal punto di vista del personale la situazione è (quasi) ottimale, a Civitanova si sconta una carenza di organico strutturale che, anche senza Covid, avrebbe messo in difficoltà il reparto. Questa la voce dei due primari. Emanuele Rossi, dirigente medico di Macerata, parla di «situazione di equilibrio appena sotto la soglia di allarme». «Attualmente abbiamo occupato 8 posti su 8 della Murg convertita esclusivamente a reparto Covid – spiega – e con i moduli abitativi esterni riusciamo a differenziare gli accessi. Qui i pazienti sono trattati, gestiti, catalogati e poi o ricoverati o fatti tornare a casa. In genere dimettiamo uno o due pazienti al giorno, per cui c’è un ampio turn over». 


«Anche la durata dei ricoveri è minore rispetto al passato - prosegue il dottor Rossi -. Per cui il sistema regge, finché c’è un equilibrio tra ingressi e guarigioni. Però se i contagi dovessero aumentare ancora, allora sarebbero necessarie contromisure di competenza della Regione e dell’Asur». Rossi conferma la natura meno aggressiva della variante Omicron. «Rispetto a Delta e Alfa, i sintomi sono più leggeri, soprattutto tra i vaccinati. Ormai il numero delle polmoniti interstiziali è trascurabile. Però ha un più alto indice di contagiosità. Un positivo in famiglia o in un ambiente chiuso, contagia tutti gli altri. La vaccinazione rimane l’unica arma di cui disponiamo per limitare gli ingressi in ospedale». 


Diversi i pazienti positivi ma che hanno bisogno di cure per altre patologie. «Anche questa è una difficoltà – conclude il primario – ad esempio nel caso di un femore rotto, oltre al percorso “sporco”, si deve prevedere l’uso della sala operatoria che poi deve restare chiusa per la sanificazione. E si possono allungare i tempi per gli altri interventi». A Civitanova il pronto soccorso nell’ultima settimana ha gestito un numero di pazienti che va dai 12 ai 18. «Abbiamo allestito delle stanze di medicina covid – spiega la dirigente Rita Curto – per pazienti che non necessitano di cure intensive. Sono sempre di più quelli che arrivano in ospedale per traumi o problematiche diverse e scoprono di essere positivi con il tampone antigenico rapido cui li sottoponiamo. Per cui nelle stanze abbiamo pazienti con scompensi cardiaci, psichiatrici e anche una donna incinta. Li gestiamo noi del pronto soccorso. Ma per gli accessi “puliti” ci danno una mano i medici di medicina generale che coprono i nostri turni. Ma è chiaro che non si può continuare per molto così. Abbiamo bisogno di altri medici. C’è una carenza di organico (ne mancano 5 in pianta). Ho un medico in malattia e, periodicamente, qualcuno si positivizza. Per questo lancio un appello accorato: venite al pronto soccorso solo in caso di problemi gravi e situazioni che richiedono interventi urgenti. Un consiglio che vale sempre ma in modo particolare in questo periodo in cui siamo in seria difficoltà».

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