La procura: Farah resti in carcere
Salvini chiede: perché era libero?

La procura: Farah resti in carcere Salvini chiede: perché era libero?
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Martedì 5 Marzo 2019, 03:50 - Ultimo aggiornamento: 19:21

MACERATA - Il Pm Enrico Riccioni ha trasmesso la richiesta di convalida dell’arresto di Marouane Farah, il marocchino alla guida dell’Audi coinvolta nell’incidente frontale di Porto Recanati che ha ucciso Gianluca Carotti ed Elisa Del Vicario e ferito gravemente i due figli che erano in auto con loro. Per la Procura deve andare in carcere. Il magistrato gli contesta i reati di duplice omicidio stradale e duplici lesioni aggravati dalla guida contromano, con assicurazione e patente scadute, da colpa cosciente, guida sotto effetto di alcol e droga e detenzione di droga.

 

Un’accusa pesante per cui Farah rischia una pena da un minimo di otto anni a un massimo di 18, variabile anche in base al rito che sceglierà. Nel pomeriggio di ieri il gip Claudio Bonifazi ha fissato l’udienza di convalida che si svolgerà domani mattina in una stanza dell’ospedale di Civitanova, dove il marocchino è ricoverato da domenica, piantonato dalla polizia. Dell’episodio è tornato ad occuparsi anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini che già domenica aveva condannato l’accaduto con un post su Fb: «Qualcuno deve farsi un serio esame di coscienza perché due bimbi hanno perso mamma e papà perché uno guidava ubriaco, tossico, senza patente e assicurazione. Non è possibile, e a me prudono le mani - ha detto ieri in una conferenza stampa alla Camera -. Mi domando cosa ci facesse a spasso, che reato si deve fare per finire in galera? Era coinvolto nel sequestro di 225 chili di droga e questo stronzo era a spasso. Non è possibile». Salvini ha annunciato anche che chiederà al ministro Bonafede «la documentazione» del caso. La sentenza con rito abbreviato per la droga arriverà il 26 marzo dopo i nove mesi trascorsi da Farah in carcere e ai domiciliari prima che la misura venisse attenuata con l’obbligo di firma (doveva presentarsi in caserma tutti i giorni alle 13).

Sul fronte delle indagini, il pm ha disposto il sequestro dei cellulari del marocchino e dei due giovani che erano in macchina con lui sabato notte per ricostruire i contatti avuti in precedenza. Gli agenti con un’unità cinofila hanno effettuato un controllo nell’Audi A6 per verificare l’eventuale presenza di droga, ma l’esito è stato negativo. Dagli accertamenti è emerso poi che Farah guidava con la patente scaduta il 14 gennaio scorso per la quale invece di rinnovarla aveva presentato una denuncia di smarrimento (su questo sono in corso accertamenti), l’assicurazione invece era scaduta a febbraio scorso, una circostanza da considerare per il futuro risarcimento anche se i bambini e gli eredi della donna deceduta, in qualità di trasportati, potranno chiedere i danni alla compagnia assicuratrice della Peugeot, mentre gli eredi di Carotti potranno rivolgersi al fondo vittime della strada, che nelle Marche è gestito dalla compagnia Allianz.

Ieri mattina l’avvocato Vando Scheggia ha fatto visita a Farah. Dal letto dell’ospedale di Civitanova, il 34enne ha riferito la sua ricostruzione dell’incidente: «Non ho invaso io la corsia, è stata la Peugeot a venirmi contro». Il giovane ha riportato lo schiacciamento di alcune vertebre e qualche frattura all’altezza del bacino. Era stato in un pub con due amici di 23 e 25 anni, «dovevo andare a riprendere mia moglie a Porto San Giorgio dopo il lavoro in un catering – ha raccontato –. Mi ricordo che ho sorpassato una macchina poi sono rientrato nella mia corsia e ho visto una macchina venire contro di me. Le luci mi hanno abbagliato e poi non ricordo più niente». La sua versione contrasta con le risultanze dei primi accertamenti e con quanto riferito dagli amici delle vittime che quella tragica notte viaggiavano a bordo di una Ford Kuga e che hanno riferito di aver visto l’Audi A6 sbandare e di aver poi sentito il fragore causato dall’impatto. Un urto talmente forte che la Peugeot 2008 era stata sbalzata all’indietro contro la Ford Kuga prima di ribaltarsi su un fianco contro la recinzione di un’abitazione. Il marocchino ha ammesso di aver bevuto qualche bicchiere di troppo (diversi in realtà dato che il tasso alcolemico rilevato era superiore a 1,5, tre volte superiore alla media) ma di non essersi drogato (circostanza smentita dagli accertamenti clinici che hanno rilevato la presenza di cannabinoidi nel sangue). Del panetto di hashish (circa 90 grammi insieme a 2.000 euro in contanti) trovato dalla polizia durante la perquisizione effettuata nella sua abitazione a Monte San Giusto dopo l’incidente ha detto che era per uso personale. Ieri mattina Farah piangeva, perché «si rende conto che la situazione è grave e sa che tornerà in carcere» ha aggiunto l’avvocato Scheggia, ma nessuna parola è stata pronunciata per le vittime. 

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