Il questore: «Tanti arresti
ma tornano. Sono nigeriani»

Il questore: «Tanti arresti ma tornano. Sono nigeriani»
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Sabato 21 Settembre 2019, 11:21 - Ultimo aggiornamento: 21:10
Dal violento omicidio di Pamela Matropietro, maturato in un contesto di spaccio, il fenomeno del traffico di stupefacenti è mutato, assumendo forme via via diverse per consentire ai pusher di inserirsi attraverso le maglie dei controlli delle forze dell’ordine. È in quei coni d’ombra che il questore Antonio Pignataro sta indirizzando i servizi.
Nonostante i tantissimi blitz la droga ancora gira.

«Gli spacciatori hanno cambiato strategia, ma la situazione ora è ben diversa rispetto al passato. Abbiamo usato una strategia particolare, valutando tutti i parametri che interessano il fenomeno dello spaccio in tutta la provincia. Abbiamo iniziato a operare con servizi specifici, con un coordinamento perfetto con l’Arma dei carabinieri e la Guardia di finanza. Oggi possiamo dire che lo spaccio, in modo particolare a Macerata è quasi completamente debellato ».

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A febbraio 2018, quando lei è arrivato in provincia, qual era la situazione?
«A Macerata il mercato della droga era gestito da un’organizzazione criminale nigeriana con introiti da capogiro».

Alcune zone erano letteralmente in mano a questi pusher.
«Li abbiamo allontanati dalla città a furia di controlli assidui da parte di tutte le forze di polizia ma dopo dopo due o tre mesi hanno tentato di rientrare».

Da dove arrivano?
«Per la droga si riforniscono anche nel Foggiano e nel Casertano, mentre i pusher arrivano da Perugia, Fabriano, ma anche da Spoleto e qualcuno anche da Ancona. Vengono, spacciano e poi la sera tornano da dove sono venuti».

Come è successo mercoledì scorso con l’arresto del nigeriano che aveva ingoiato 10 ovuli di cocaina.
«Quell’arresto è la prova tangibile del lavoro investigativo portato avanti con grande passione dagli uomini della Squadra Mobile e della Procura ma anche di come tentino di entrare a Macerata».

Come?
«Anche questo è cambiato. Prima trasportavano poche dosi mettendole in bocca o nascondendole nel retto, ma con i continui controlli hanno cambiato tattica. Fanno meno consegne con quantitativi maggiori. Ingoiano le dosi e poi le espellono. Il cliente compra 40/50 grammi alla volta in modo che i pusher rischiano di meno».

E come fate a monitorarli?
«Li seguiamo, li pediniamo. Si torna al passato»

Come arrivano a Macerata?
«Con gli autobus, in treno e in macchine private, prima erano abituati anche a fare l’autostop. Ma noi li controlliamo proprio lì, in stazione, alle fermate degli autobus, nei punti di snodo e con la Stradale abbiamo predisposto servizi su diverse arterie della provincia».

Chi c’è dietro la manovalanza dedita allo spaccio al minuto?
«I nigeriani non hanno una base operativa in Italia ed è difficile che partano dalla Nigeria carichi di droga. Usano persone che ingoiano la droga, le donne la nascondono nelle parti intime e arrivano a trasportarne anche un chilo. Gli ovulatori e le donne vengono in aereo con voli low cost, mentre gli spacciatori, che sono un esercito, vengono qui con i “barconi della speranza”, in realtà sono barconi strutturalmente sicuri dove tra i disperati ci sono 10 o 15 pusher, fisicamente sono soldati più che spacciatori e sanno già dove venire in Italia».

Dove?
«Hanno dei punti di riferimento. Loro li chiamano “i nobili”, sono nigeriani che vivono stabilmente in Italia dove hanno una vita apparentemente normale. Sono loro a coordinarli».

A Macerata e in provincia ce ne sono?
«Abbiamo sospetti su due o tre persone».

Quindi il ricambio avviene solo nella manovalanza.
«Esatto. Quando uno di loro viene fermato, denunciato o segnalato due o tre volte torna in Nigeria e da lì ne arrivano di nuovi».

Perché?
«Perché Macerata è un mercato fiorente, che fa gola. C’è tanta richiesta di droga, quindi tanto guadagno. Comunque dalle intercettazioni è emerso che dopo i serrati servizi antidroga qui preferiscono non venire più».

Com’è ora la città?
«Macerata è attenzionata. Il capo della polizia ci sta aiutando mandando rinforzi sul territorio. Voglio ringraziare i miei uomini e ancora di più i cittadini, i sindaci con cui collaboriamo nell’attività operativa quotidiana e il procuratore Giovanni Giorgio e i suoi sostituti. Grazie al confronto costante siamo riusciti a raggiungere i massimi risultati conseguibili».
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