SAN SEVERINO Il cielo plumbeo della mattinata ha fatto posto ad un sole di fine estate che ha accolto con dolcezza il feretro del giovane Moreno Castelletti all’ingresso della chiesa di San Domenico nel primo pomeriggio. La funzione può cominciare dopo che i numerosi fedeli, fra cui il sindaco di San Severino, Rosa Piermattei, ed il collega di Fiastra, paese natale del papà di Moreno, Sauro Scaficchia, tentano di accomodarsi nella chiesa gremita. Molti altri attendono all’esterno.
Il silenzio
All’entrata della bara - accompagnata dagli uomini dell’agenzia Gli Angeli - un surreale silenzio la salma del giovane morto domenica mattina sulla Valnerina a seguito di un incidente in moto. Dalla seconda lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi si passa al vangelo di Giovanni con lo speranzoso passo della resurrezione di Lazzaro. «Dove trovare le parole in questi momenti?» si interroga il sacerdote officiante, don Aldo Romagnoli, ad inizio omelia. «Preferirei un abbraccio – prosegue il parroco -. La morte di un giovane non è normale. Viene da chiedere al Signore dov’è. Ma se non avessimo la fede che ci sorregge di continuo non ci daremmo pace. Invece, con la fede possiamo sperare in un’altra dimensione, soprattutto per chi muore giovane, alla stessa età del Signore, 33 anni. Del resto, che senso avrebbe la nostra vita se ogni nostra croce rimanesse senza speranza? Il crocifisso che fa parte della nostra fede è un crocifisso che risorge, come abbiamo ascoltato nel brano di Lazzaro.
Il ricordo
Prima della benedizione spetta alla cognata Dalila, sorella della compagna di Moreno, l’elogio funebre: «Me l’avevi chiesto per scherzo un paio di mesi fa, ma non pensavo che avrei dovuto farlo per davvero – esordisce commossa -. Quando eri con noi ci contagiavi con la tua allegria. Passavi sempre a Cusiano (frazione di San Severino, ndr) per un saluto e soprattutto – conclude con le lacrime agli occhi - amavi sopra ogni cosa Alice e il tuo bimbo. Ci mancherai tantissimo». Poi nelle volte del san Domenico sale acre il profumo dell’incenso per la benedizione finale alla salma. Quindi, il lento scorrere dei tanti amici e conoscenti, molti di fuori, molti altri dalla frazione di Parolito e di quelle limitrofe, per l’abbraccio affettuoso alla compagna Alice con in braccio il bimbo di tre anni, ai genitori Stefano e Monia ed ai fratelli Lorenzo ed Andrea.
La commozione
Il primo cittadino settempedano, Rosa Piermattei, esce visibilmente commossa: «Quando mi hanno chiamato per darmi la notizia all’inizio stentavo a realizzare, poi ho capito. È stato un colpo tremendo che allunga la scia di sangue che con sinistra regolarità attanaglia San Severino. Non posso dimenticare l’immagine di un bimbo che non serberà un ricordo vivido di suo padre. La nostra è una città di anziani – conclude mesta Piermattei – che perde i giovani troppo presto». All’uscita del feretro tornano a rombare i motori dei bolidi delle due ruote dei Black Scorpions che hanno scortato la bara all’ingresso in chiesa e poi fino al cimitero per il suo ultimo viaggio terreno.
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