Macerata, il dottor Sigona fuori dall'inferno Covid-19: «Una lotta lunga un mese»

Macerata, il dottor Sigona fuori dall'infermo Covid-19: «Una lotta lunga un mese»
Macerata, il dottor Sigona fuori dall'infermo Covid-19: «Una lotta lunga un mese»
di Lolita Falconi
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Domenica 5 Aprile 2020, 13:16 - Ultimo aggiornamento: 13:20

MACERATA - «Sono guarito. La conferma della negatività dei due tamponi naso-faringei ripetuti a distanza di 24 ore può finalmente farmi dire di esserne fuori». Marco Sigona, dermatologo maceratese e storico medico dello Sferisterio, è stato uno dei primi contagiati dal Covid-19 della provincia. Forse il “paziente 0”, comunque uno dei primi. Il suo calvario ha avuto inizio infatti il 27 febbraio, con i sintomi influenzali. La conferma della sua positività è arrivata il 6 marzo, quando in provincia i casi dei contagiati si contavano ancora sulle dita di una mano. 

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«Dopo circa 30 giorni d’isolamento fiduciario obbligatorio posso dire di essere stato fortunato - comunica il medico -. Il virus, come nel film Sliding doors, probabilmente con me ha imboccato la porta sbagliata ma mi ha costretto a casa a due settimane di febbre ricorrente, raffreddore, una modesta tosse, un lieve affanno respiratorio che ho sempre monitorato attraverso l’utilizzo di un saturimetro ed in stretto contatto con i colleghi della pneumologia di Macerata».
 
«A metà del percorso, non recedendo la febbre, si era prospettata l’ipotesi di farmi sottoporre ad una Tac toracica ed ad un eventuale ricovero presso l’ospedale di Camerino. Ho avuto paura, prevedevo l’inizio di un calvario, ma ho tenuto duro, rispettato le indicazioni terapeutiche e questa ipotesi giorno dopo giorno si è allontanata sempre di più. Sentivo che clinicamente andava sempre meglio e il mio umore migliorava».
I tamponi
Dopo 14 giorni dal primo tampone Sigona è stato sottoposto a un nuovo accertamento che è risultato ancora positivo. «Sono ricaduto nello sconforto più totale. Mi sentivo bene ma quel virus era ancora li dentro, non mi mollava, iniziava il mio calo psicologico che ho superato soltanto grazie alla vicinanza dei familiari e di tante e tante persone amiche e conoscenti che mi hanno sempre telefonato, inviato messaggi, scritto mail, fatto videochiamate e che voglio qui ringraziare perché in certi momenti si sente proprio il bisogno di essere uniti. Le notizie che leggevo sui giornali ed ascoltavo in televisione di migliaia di contagiati, di morti tra cui tanti, troppi colleghi sanitari, dell’impegno che tutti stavano dando per lottare contro questo nemico che viveva ancora in me, mi spingevano ogni giorno a ripetermi mentalmente che ce l’avrei fatta e sarei tornato anche io nel mondo a combattere questa assurda guerra».
La battaglia 
Sigona non ha infatti alcun dubbio che si tratti di una guerra, quella da combattere contro il Covid. «E noi possiamo prepararci con un sistema sanitario più forte, più organizzato, dove vengano investite più risorse. Questo virus ha colpito trasversalmente tutti, non ha risparmiato nessuno. Mi auguro che la lezione che ci lascerà faccia riflettere sul fatto che non potremmo più permetterci di tagliare in continuazione su certi servizi e che dovremmo riappropriarci di alcune priorità. A breve avremo sicuramente bisogno di ritrovare quell’unità tra le persone che sono state costrette per troppo tempo a distanziarsi socialmente ed emotivamente e avremo bisogno ancora di tanta solidarietà per programmare già da subito il da farsi. Oggi abbiamo bisogno di rispetto delle regole e di mantenere alto l’impegno fin qui messo, restando a casa e osservando le indicazioni che ci vengono date.

Solo cosi ce la faremo come ce l’ho fatta io».

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