Il giramondo Noam sorpreso dal lockdown e bloccato per 3 mesi a Fiastra: «Ma qui è un paradiso»

Il giramondo Noam sorpreso dal lockdown e bloccato per 3 mesi a Fiastra: «Ma qui è un paradiso»
Il giramondo Noam sorpreso dal lockdown e bloccato per 3 mesi a Fiastra: «Ma qui è un paradiso»
di Monia Orazi
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 3 Giugno 2020, 13:16

FIASTRA - E’ arrivato a Fiastra nei primi giorni di marzo, rimanendo bloccato in zona dalla pandemia di Coronavirus, Noam un ragazzo francese di 23 anni, che sta girando l’Europa con tenda e zaino, fermandosi nei luoghi a lavorare, per conoscere gli antichi mestieri di un tempo. Un sognatore d’altri tempi, che domani ripartirà per la Puglia, continuando il suo viaggio iniziato sei mesi fa da Tolosa, che l’ha portato a percorrere 1.500 chilometri. 

LEGGI ANCHE:
Ascoli, pedopornografia e cocaina, indagato il vice parroco: il vescovo lo caccia

Agguato sulla pista ciclabile, ucciso a colpi di pistola carabiniere sospeso dal servizio


«Prima ho fatto l’università, sono laureato in sociologia ed antropologia, ho trascorso quattro anni, frequentando un anno di linguistica, in questa cosa dell’università. Mi sono reso conto che non sapevo fare nulla con le mie mani. Volevo apprendere senza università, l’università insegna ad essere curiosi, così ha iniziato ad attirarmi l’idea di viaggiare».
 
«L’idea era quello di realizzare un reportage, su come la gente si organizza per fare le cose in modo cooperativo. Ho ridotto il viaggio alle cose più essenziali, viaggiare con poco, in modo leggero, parlare con le persone e trovare le informazioni senza internet, quello che sto cercando ora su internet non si trova, non ha senso, sto improvvisando», racconta il giovane. 
L’arrivo
A Fiastra, Noam è arrivato in una fredda serata di marzo, con temperature glaciali, dopo aver transitato per Visso, dove non ha trovato un posto dove dormire. Ha percorso a piedi la strada tra i monti, ha piantato una tenda, i primi a trovarlo sono stati i carabinieri. «Avevo sentito solo parlare del Covid ed ero nelle Cinque terre, ero diretto a sud, poi mi sono diretto ad est, quando passavo tra le montagne non sapevo niente. Quando sono arrivato a Visso ho appreso di questa pandemia, ho chiesto se c’era un posto dove fermarmi e se fosse obbligatorio fermarmi, per fare la quarantena. Non avevano posto – racconta - qua mi è sembrato un paradiso per le relazioni umane, ho conosciuto prima i carabinieri che con me sono stati gentilissimi. Era notte, stavano con le torce, ad aiutarmi a mettere la tenda. Sono andato a cercarmi da mangiare. Questo in Francia, con i gendarmi non riesco a immaginarlo. Mi è sembrato una cosa molto differente, essere interessati ad una persona che arriva ed è straniera». Ad accoglierlo è stato Giancarlo Ricottini, gestore del rifugio di Tribbio: «Lui si è fermato qua la sera, al mattino con il comandante abbiamo provato a chiamare le aziende agricole qua intorno, ma non abbiamo trovato nulla. Nel frattempo il 10 marzo è stato fatto il blocco regionale e nazionale, è rimasto con noi. Per me è stata l’occasione di approfondire il rapporto con i giovani, esperienza già fatta in occasione delle recenti elezioni amministrative. Mi ha colpito la sua non comune curiosità che ha di imparare questi antichi lavori di manovalanza, non tecnologici. Lui può testimoniare che in questo sfacelo dell’Italia non siamo tutti uguali, per me l’accoglienza è sacra. La sua è un’esperienza coraggiosa ma bellissima, consente a noi locali di aprirci al mondo». Racconta il giovane francese: «La gente mi dice che sono coraggioso, ma non è vero. La cosa più importante del viaggio non è quando va tutto bene, è importante conoscere gente, ma sono i momenti di difficoltà che uno affronta».

Dopo l’Italia, Noam raggiungerà la Grecia e l’Europa dell’Est.

© RIPRODUZIONE RISERVATA