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Lei prima a Camerino e poi all’Inrca di Fermo, lui al Carlo Urbani di Jesi. E’ stata davvero dura. Hanno avuto la forza di uscire indenni da questo maledetto virus e fare ritorno a casa, a Cingoli: lei sabato scorso, mentre il marito due settimane fa. Il loro primo pensiero, accompagnato da un’immensa riconoscenza, è andato in primis a tutti gli operatori sanitari e non, dai medici agli addetti alle pulizie dei tre ospedali. «Abbiamo vissuto una brutta e dolorosa esperienza ma per fortuna abbiamo sconfitto il terribile mostro grazie a tutti gli operatori sanitari che voglio ringraziare con riconoscenza e gratitudine. Non parliamo né di santi e né di eroi, ma semplicemente di donne e uomini con la lettera maiuscola – ricorda la docente Latini – che con coraggio e cuore, hanno fatto il proprio lavoro con grande senso di responsabilità, pur nella piena consapevolezza dei rischi del contagio, rivelando al mondo intero quanto di grandioso possa celare l’umanità».
Grazie alla loro «gentilezza e sensibilità, le lunghe giornate monotone, trascorse nella solitudine dell’isolamento, sono state meno pesanti. E alcuni gesti generosi e solidali giunti dall’esterno hanno, altresì contribuito a sollevare il morale». E’ nato un grande rapporto tra gli ammalati e gli operatori sanitari. «Corazzati e “insaccati” hanno avuto la delicatezza di scrivere i loro nomi sulle tute bianche per rendere più tangibile e umana la loro presenza – continua la Latini – Con un nome, infatti, lo sconosciuto è diventato familiare. E familiare è diventato lo sguardo, il timbro della voce, i piccoli gesti quotidiani. Li ringrazio ancora per ogni parola di conforto, ogni gesto di affetto o di vicinanza. Come ringrazio quanti con un aiuto concreto, un messaggio, una telefonata , una preghiera, ci sono stati vicini. Tra questi anche il dott.Luigi Ippoliti. E’ giunta l’ora – afferma la professoressa – di dare o ridare la giusta collocazione sociale ed etica (oltre che economica) a coloro i quali affrontano ogni giorno, con dignità, le difficoltà della vita, senza battere ciglio, senza far rumore». Anche Paolo Stramazzotti ha voluto ringraziare tutto il personale medico e paramedico impegnato al Covid-19 dell’ospedale di Jesi. «Sono molto riconoscente e ringrazio tutti gli operatori sanitari del Carlo Urbani di Jesi. Hanno lavorato in condizioni difficili, quasi surreali, senza mai dimenticare l’aspetto umano della situazione».
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