«Il Corridomnia chiuso nei weekend? Non è giusto». Il patron dello shopping park scrive a Conte e al prefetto

Alfio Caccamo, patron dello shopping park Corridomnia
Alfio Caccamo, patron dello shopping park Corridomnia
di Veronica Bucci
3 Minuti di Lettura
Lunedì 7 Dicembre 2020, 05:05

CORRIDONIA - «Nessun dietrofront, ma esigo chiarezza». Il patron del Corridomnia Shopping Park, Alfio Caccamo, commenta così le serrande che ieri sono rimaste abbassate nel suo parco, eccezion fatta per le attività commerciali che hanno potuto continuare a lavorare perché ritenute di prima necessità. Ma vuole vederci chiaro sulle regole del Dpcm che lui stesso definisce poco chiare e per le quali, tramite l’avvocato Andrea Calzolaio, annuncia di ricorrere al Tar del Lazio per impugnare l’ultimo decreto di Natale.

Oltre al ricorso, poi, anche una lettera indirizzata al presidente del Consiglio dei Ministri Conte, al prefetto di Macerata Ferdani, al presidente della giunta regionale Acquaroli, al dirigente del Servizio commercio della Regione Tallarico, al sindaco del Comune di Corridonia Cartechini e al dirigente dell’Ufficio commercio del Comune di Corridonia Cassetta. 

Ma andiamo per ordine. Le polemiche sono iniziate sabato, giorno prefestivo in cui altri centri commerciali della provincia sono rimasti chiusi a seguito del Dpcm, puntando il dito contro il parco di Corridonia che invece ha visto aperte tutte le attività, al centro di un’intera giornata di controlli da parte dei vigili urbani. «La chiusura di ieri - dice il patron del Corridomnia - non è stata un ritorno sui miei passi, ma una scelta che ha seguito la telefonata dal comando della polizia locale per non alimentare la grande confusione dovuta alla poca chiarezza del Dpcm».

E proprio per dimostrare che la sua volontà è quella di seguire le regole, purché siano chiare, Alfio Caccamo scrive nella missiva: «Non esiste una definizione normativa generale del parco commerciale. I negozi del Corridomnia - si legge - non sono soggetti a un unico titolo edilizio complessivo e a un’unica autorizzazione commerciale, bensì separate per ogni negozio; non condividono la stessa area di parcheggio, ma ogni media struttura di vendita è dotata di un parcheggio proprio; non ci sono collegamenti strutturali tra le varie strutture; non c’è un accesso unitario ma accessi separati.

Ci troviamo in presenza di esercizi autonomi separati e aperti sulla pubblica via e su parcheggi pubblici, che li rende in tutto simili alle vie commerciali dei centri urbani».

Secondo Caccamo sarebbe stato tutto più chiaro se la norma avesse fatto riferimento alle tre categorie di strutture commerciali differenziate dalla grandezza: «Da zero a 250 mq si tratta di commercio di vicinato - spiega - ; da 250 a 2499 mq di media struttura di vendita e oltre i 2500 mq di grande struttura di vendita. Nel Dpcm avrebbero dovuto utilizzare questi canoni anziché lasciare una libera interpretazione di sinonimi utilizzati per definire i parchi o i centri commerciali. Io sono presidente di una struttura come il Corridomnia in provincia di Pavia e che in questi giorni è rimasta completamente aperta, così come altre strutture simili nella nostra provincia, e non solo, che nel weekend hanno lavorato senza problemi». E proprio facendo riferimento agli altri parchi aperti, i commercianti del Corridomnia ieri sera stavano valutando l’eventuale apertura per oggi e domani con una lettera indirizzata al Comune per ottenere tutele. 

Intanto ieri è proseguito, nel rispetto della normativa anticontagio, il lavoro delle attività che sono rimaste aperte solo per i beni di prima necessità, vietando l’acquisto di altri prodotti che non rientrano in quella categoria. E ci sono stati altri controlli della polizia locale. Il patron vuole che la politica dia risposte certe: «Si chiede un chiarimento interpretativo in materia - conclude la lettera - . Una interpretazione contraria all’apertura sarebbe illegittima oltre che foriera di danno enorme e ingiustificato».

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA