«Mia figlia minacciata con un coltello da due coetanei». Ancora paura lungo corso Umberto I

«Mia figlia minacciata con un coltello da due coetanei». Ancora paura lungo corso Umberto I
«Mia figlia minacciata con un coltello da due coetanei». Ancora paura lungo corso Umberto I
di Giulia Sancricca
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Martedì 23 Agosto 2022, 05:15 - Ultimo aggiornamento: 18:51

CIVITANOVA -  «Mia figlia minacciata con un coltello da due coetanei». Sono le parole di una mamma, Arianna Marcucci, che ha deciso di raccontare quanto accaduto a sua figlia e ad altri giovani che erano con lei sabato sera in pieno centro a Civitanova.

«Una tranquilla domenica di fine agosto potrebbe trasformarsi per chiunque in una domenica drammatica - dice la donna -, una domenica di dolore. Te ne rendi conto quando tua figlia al suo risveglio ti racconta che con il suo gruppo di amici è stata minacciata da due coetanei muniti di un lungo coltello ed è dovuta scappare per porsi in salvo». I fatti raccontati da Marcucci sono avvenuti nella notte tra sabato e domenica, lungo corso Umberto I, dove la figlia 21enne si trovava insieme a un’altra ragazza e altri tre ragazzi. 


Il racconto
«Erano circa le tre - racconta la mamma - e il gruppo si trovava su una panchina del corso per mangiare un panino.

Ad un certo punto si sono avvicinati due giovani che hanno chiesto una sigaretta, ma mia figlia e gli altri hanno risposto di non averla. Allora uno dei due, apparentemente loro coetanei di mia figlia, si è risentito e ha tirato fuori un coltello per minacciarli. I ragazzi che erano con mia figlia si sono anche offerti di procurare la sigaretta in qualche modo, ma ben presto hanno capito che in realtà i due giovani cercavano solo guai e la richiesta della sigaretta era un pretesto. Vista l’aggressività dei ragazzi, mia figlia e gli altri sono fuggiti per mettersi in salvo e hanno chiamato il 112». Le forze dell’ordine hanno subito avviato gli accertamenti. «Abbiamo denunciato il fatto - dice Marcucci -. Mia figlia e i giovani che erano con lei sono stati ascoltati. Sarebbe bene che i due venissero rintracciati - dice la donna - non tanto per una questione di sicurezza, quanto per capire il disagio che possa averli portati a un gesto simile». Ma dopo gli episodi di violenza che nelle ultime settimane hanno segnato Civitanova, la donna lancia una riflessione più approfondita. 


La riflessione
«Ti domandi perché - confida Marcucci - , perché un tale disagio, perché debbo vivere in una città insicura. Violenta. È questa la città in cui vogliamo vivere - si chiede la mamma -? La città in cui vogliamo crescere i nostri figli? Giro per Civitanova e ho la percezione di non essere più sicura, di non vivere più nei miei luoghi. Dopo questa estate di follia e morte, credo sia ora di fare qualcosa». Così chiama a raccolta «genitori, amministratori, forze dell’ordine, parrocchie, scuole. Ognuno - dice la mamma - deve unirsi affinché possiamo riprenderci i nostri spazi e limitare il dilagare della malvivenza. Dobbiamo pretendere una città sicura con un’alta qualità della vita. Non è un sogno, non è impossibile - l’appello della civitanovese -, bisogna fare tutti qualcosa. Collaborare, senza chiudere gli occhi davanti ai fiumi di droga, alle orde di ragazzi che si azzuffano, davanti alle fragilità dei nostri figli, davanti ai tanti crescenti comportamenti antisociali. Credo sia di tutti il desiderio di finire alla ribalta della cronaca nazionale per fatti piacevoli e non per fatti di cronaca nera. Credo - conclude - sia il momento di riflettere, di agire, di migliorare la nostra città».

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