CIVITANOVA - «Uno spirito libero, era come un personaggio di Fellini, una persona irripetibile». Così Anton Giulio Mancino, professore di Cinema a Unimc, ricorda Claudio Gaetani, docente e attore 46enne morto improvvisamente a Londra giovedì mattina. Erano colleghi e amici.
Il ricordo
«Era stato mio studente – esordisce Mancino –, si era laureato con me poi è stato cultore della materia, ma io ero un suo fan. Come spettatore avevo previsto che avrebbe fatto cose straordinarie. Ci eravamo visti il 6, il giorno prima della partenza, avevamo fatto gli esami insieme, poi mi aveva accompagnato in stazione a Civitanova ma aveva scelto una strada lunga, siamo passati per Civitanova Alta, abbiamo visto le colline marchigiane e ci siamo fermati a Civitanova a prendere un gelato. Negli ultimi tempi il lavoro e gli impegni non ci permettevano di vederci così come una volta, abbiamo rievocato i vecchi tempi, sembrava quasi un addio, ma lui rideva, mi prendeva in giro tutto il tempo, è uno spirito libero, mi spiace che non si sia potuto godere la gloria, da attore sarebbe decollato alla grande, era al debutto».
Nel loro ultimo incontro Mancino gli aveva consigliato di fermarsi qualche giorno. «Gli avevo detto “perché vai a Londra? Stai fermo un attimo” – continua il prof –, ma lui rideva e mi prendeva in giro, io ero quello ipocondriaco e lui mi sfotteva, ero la sua vittima consenziente.
Tra i tanti progetti da realizzare Gaetani ne aveva uno in particolare: «Ha sempre avuto un sogno – racconta il professore –, quello di incontrare Steven Spielberg, lo chiamava “papà Steven”, sono sicuro che se lo avesse incontrato si sarebbero capiti all’istante. Era il maggior esperto mondiale del regista, per lui sarebbe stato il libro della sua vita, ho sempre sperato che lo scrivesse, ma anche questo resterà confinato nello spazio dei desideri. Cosa mi mancherà di lui? La sua allegria. Era il mio coach di termini dialettali marchigiani, si scherzava, era un divertimento continuo. Il rimorso è quello di non essere stati più tempo insieme, ma come si fa a immaginare che a quella età un giorno fai gli esami e il giorno dopo arriva questa notizia? A 46 anni aveva lo spirito di un ragazzino, aveva un progetto dietro l’altro, era un vulcano, un cittadino del mondo, era centomila persone».