Maxi progetto per il porto, il privato esce allo scoperto: «Per Civitanova è la svolta»

Il maxi progetto di restyling del porto
Il maxi progetto di restyling del porto
di Emanuele Pagnanini
4 Minuti di Lettura
Venerdì 9 Luglio 2021, 08:00

CIVITANOVA - «A valutare il progetto deve essere la città. A dare una risposta, positiva o negativa, sarà Civitanova: non il sindaco, non la maggioranza, non la politica». Così Umberto Antonelli, fondatore e titolare di Eurobuilding, nella sua prima uscita ufficiale sulla proposta di rigenerazione urbana del porto.

«Il progetto lo abbiamo depositato in Comune il 21 giugno. Ma vorrei che se ne discutesse dappertutto. Chiaro, sarà pubblicato nelle sedi istituzionali seguendo la procedura di legge. Ma sono disposto a parlarne in incontri con gli operatori, le categorie produttive, le associazioni di cittadini. Vorrei far capire che si tratta di un progetto per la città».
 
Allo Shada Antonelli ha presentato tutto il team che lavora sull’idea da quattro anni. Tempo in cui il progetto è stato modificato. Tra gli ultimi accorgimenti, l’esclusione della zona pesca (l’area di attracco dei pescherecci e delle vongolare) dalla richiesta di concessione. La parte tra molo sud e molo Martello, rimarrà così com’è. C’è Roberto Frolla, che è il coordinatore tecnico. Quindi Angelo Zerilli, ex ufficiale della Guardia costiera in congedo, che è consulente tecnico. È stato relatore del decreto Burlando sulla realizzazione dei porti turistici, la legge cui si ispira il progetto. Quindi l’ingegnere Paolo Viola, che ha firmato il progetto, e Andrea Silipo che ha redatto il piano finanziario, questi ultimi già intervenuti nel dibattito. Si parte con le slides e l’illustrazione del progetto, partendo da illustri precedenti: Baltimora negli anni ’60, Barcellona e Genova nel 92, Ventimiglia di recente. Non c’è Dubai, paragone che Viola ritiene offensivo. Ad accomunare i progetti, «l’evoluzione di porti pescherecci, o piccoli porti commerciali, dietro i quali si espande una città che necessità di un’apertura verso il mare». 

«Il porto deve diventare il nuovo centro» chiosa il progettista. Il punto di partenza sono gli elaborati di Regione e Comune che da ormai decenni prevedono l’allargamento con la nuova darsena da realizzare all’altezza dello stabilimento Dal Veneziano con il molo nord che diventerebbe pontile interno. Qui saranno spostati i cantieri ma ci sarà anche un edificio con destinazione albergo e altri (massimo tre piani oltre quello terra) ospiteranno un piccolo centro commerciale per attività legate a pesca e nautica. Prevista anche una grande area a parcheggio. Altri due parcheggi di tre piani nella zona sud, coperti da giardini pensili (come verde ricopre anche altri edifici) e collegati con una passerella pedonale che scavalcherà via Trento collegando i due lungomari. 

L’area degli attuali cantieri e del mercato ittico (spostato sul molo pesca) sarà il “green village”, racchiuso tra quattro palazzi con altezza inferiore di un piano a quelli di via San Torre di Santarosa ma più stretti, in modo da non coprire la visuale dal centro né la Torre di Cristo Re dal mare.

Quattro i percorsi che porteranno dentro il porto: nuova strada da Cristo Re, prolungamento di via Duca degli Abruzzi, via Trento e un nuovo percorso in diagonale da piazza XX Settembre. L’idea è di poter ospitare anche grandi yacht da 50/60 metri. I posti barca passerebbero dagli attuali 500 a quasi 900.

Sette anni di lavori divisi in quattro fasi. Silipo espone il piano finanziario. Previsto un investimento da 186 milioni per ricavi da 222 milioni ma con i primi 8 anni in passivo e guadagno dopo 18 anni. Per questo chiesta concessione di 90 anni. Iter: il Comune primo ente chiamato in causa, se consiglio comunale darà ok la parola finale spetta a due livelli di Conferenze dei Servizi formate da Regione, Agenzia del Demanio, Sovrintendenze, autorità marittime, sanitarie e di sicurezza. 

«Ma parliamo di numeri difficili da prevedere e che possono variare – conclude Antonelli – impossibile dire ora, ad esempio, quanti appartamenti e quanti metri cubi saranno realizzati. Parliamo di concessioni, quindi non ci può essere speculazione edilizia. Ma si dovranno commisurare i costi alla possibilità di ricavo. Cantieristi e diportisti pagheranno, per le concessioni o per i posti barca, quanto pagano ora, con la rivalutazione. C’è posto per tutti, io non ho escluso nessuno. Per i balneari che perderanno l’attuale concessione, ci saranno altri spazi e opportunità. Le scelte non sono vincolanti. Confido di far comprendere lo spirito che mi ha animato: una grande svolta per la città e per il suo futuro, in un percorso trasparente e rispettoso della legge».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA