Furti d’auto e spaccate nei negozi, giovane condannato a 4 anni e 8 mesi. Assolto l'altro imputato

Un'aula del tribunale
Un'aula del tribunale
di Benedetta Lombo
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Mercoledì 21 Aprile 2021, 05:35

CIVITANOVA - Furti con spaccata in negozi e furti di auto, 24enne condannato a quattro anni e otto mesi, assolto il coimputato. Ieri mattina il collegio presieduto dal giudice Roberto Evangelisti ha condannato Oualid Soukratte per diversi dei capi d’imputazione che gli venivano contestati e lo ha assolto per altri (il pm Rosanna Buccini aveva chiesto la condanna a sei anni e sei mesi).

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Tre invece erano le contestazioni mosse al maceratese Davide Labidi, per le quali il pm aveva chiesto la condanna a quattro anni e per le quali è stato invece assolto “per non aver commesso il fatto”.

I furti erano avvenuti nel 2014 in diversi comuni della provincia da Civitanova a Montecosaro, ma anche a Morrovalle, Treia e a Macerata, alcuni di questi erano stati confessati dallo stesso Soukratte.

I furti per i quali il giovane è stato condannato sono quelli messi a segno: a Morrovalle l’1 giugno quando con un’auto usata come ariete aveva sfondato la porta a vetri del negozio Pizza e dolci da Terè asportando solo 30 euro; a Montecosaro il 13 giugno quando dopo aver danneggiato la vetrina della parrucchieria Massimo officina della vanità aveva asportato un computer; a Civitanova il 31 ottobre forzò la porta d’ingresso del ristorante Primo Piatto rubando 400 euro e svariati capi di vestiario. Sempre a Civitanova aveva rubato due auto, una Peugeot 508 e una Renault Clio; a Macerata un ciclomotore Piaggio Zip, una Bmw 320, e svariati ricambi per moto e attrezzi meccanici sottratti all’officina Egv Motorsport dopo aver rotto il vero blindato della porta d’ingresso; a Morrovalle una Punto. 


Soukratte è stato condannato anche per il tentato furto al distributore carburanti Ip a Montecosaro il 2 settembre e per il furto di una Hyundai Atos che era all’interno di un garage a Treia il 4 settembre. A Soukratte, difeso dall’avvocato Domenico Biasco, i giudici hanno riconosciuto le generiche equivalenti alle aggravanti e lo hanno condannato a una pena più mite rispetto a quella richiesta dal pm. «Il quadro probatorio – ha commentato l’avvocato Raffaella Cesari, difensore del coimputato – nei confronti del mio assistito è rimasto completamente indiziario anche nel corso del giudizio. In dibattimento non è emerso alcun elemento in più, già nelle indagini il gip aveva rigettato la richiesta di misura cautelare».

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