Civitanova, bancarotte fraudolente
In manette l'imprenditore ​Mauro Mattucci

Civitanova, bancarotte fraudolente In manette l'imprenditore ​Mauro Mattucci
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Mercoledì 2 Settembre 2015, 11:09 - Ultimo aggiornamento: 8 Settembre, 20:13
CIVITANOVA - Associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, reati fiscali e ambientali. Queste le accuse con le quali questa mattina, a Chieti, è stato arrestato l'imprenditore Mauro Mattucci insieme ad altre 7 persone.





A Civitanova Mattucci è colui che ha guidato l'operazione Civita Park, società dichiarata fallita quando Mattucci non era più presidente. Una maxi lottizzazione che ha portato alla realizzazione del centro commerciale Cuore Adriatico, con annesse la nuova Fiera e il Palasport.



L'inchiesta è condotta dalla Guardia di Finanza di Chieti e dalla locale Squadra mobile ed è partita proprio da una società del capoluogo abruzzese fallita due anni fa. Nel mirino degli investigatori altre bancarotte ritenute fraudolente commesse in Abruzzo.



Gli investigatori hanno concluso una vasta e complessa attività investigativa che ha permesso di sgominare un presunto gruppo criminale facente capo proprio all'imprenditore pescarese Mauro Mattucci. Il gruppo Mattucci - stando alla ricostruzione degli inquirenti - ha avviato la propria attività nel settore dell’edilizia residenziale estendendosi poi anche nel settore dell’edilizia commerciale (in particolare, ha realizzato a Civitanova Marche uno dei più grandi centri commerciali d’Italia) e, da qualche anno, opera anche nel settore del recupero dei materiali ferrosi. Mauro Mattucci, nel giro di dieci anni è riuscito a passare da piccolo imprenditore con redditi praticamente inesistenti, a capo di una serie di società nonché di una vera e propria holding criminale ben strutturata (sempre secondo Finanza a polizia) e perfettamente inserita nel tessuto economico/sociale non solo abruzzese.



Il successo di questa scalata è stato reso possibile sia grazie alla indubbia capacità intimidatoria che, per gli investigatori, Mattucci era in grado di esercitare (in alcuni casi imprenditori locali sarebbero stati costretti con violenze e minacce a cedere le proprie attività commerciali a condizioni particolarmente svantaggiose) sia grazie alla sua capacità di avvalersi di professionisti in grado di dare una parvenza legale alle sue operazioni illecite.



Sono una decina le società, finite nel mirino degli inquirenti, direttamente o indirettamente collegate all’imprenditore di Montesilvano, già coinvolto nel 2009, insieme a soggetti noti della malavita pescarese e teatina in un’inchiesta sul riciclaggio di auto di grossa cilindrata che portò agli arresti di 46 persone in tutto l’Abruzzo tra cui lo stesso Mattucci per il quale venne disposta la misura cautelare ai domiciliari. In particolare, l’attenzione degli investigatori, che già tenevano d’occhio il gruppo dell’imprenditore Mauro Mattucci di Montesilvano, è stata attratta da una serie di operazioni economico/finanziarie rilevanti, che si sono ripetute in più occasioni e che sembravano avere sempre lo stesso scopo: acquisire società sane ma in crisi di liquidità, svuotarle dei beni posseduti, intestarle a prestanome e poi farle fallire dopo averne trasferito la sede legale.



I provvedimenti sono stati eseguiti nelle prime ore di questa mattina quando una cinquantina di uomini della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza hanno bussato alle abitazioni degli 8 indagati notificando le ordinanze di custodia cautelare di cui cinque ai domiciliari e tre in carcere per reati di tipo tributario, fallimentare e societario. Complessivamente, sono state accertate diverse bancarotte fraudolente e l’emissione di fatture false per 13 milioni di euro. L’imposta evasa supera i 6 milioni di euro.



Sono stati sottoposti a sequestro preventivo oltre ai conti intestati alle società ed alle persone anche 17 unità immobiliari di proprietà della Edil5 S.r.l. e la famosa struttura turistico ricettiva Tortuga proventi della distrazione fallimentare.



Tra gli indagati figurano Marco Mattucci figlio di Mauro il noto commercialista teatino Antonio Cristofanelli al quale unitamente a Lara Martini è stato notificato un provvedimento interdittivo della professione di commercialista.



Un ruolo di spicco, nell’ambito dell’organizzazione hanno ricoperto, sempre secondo gli inquirenti: rappresentanti legali, rappresentanti amministrativi, consulenti direttamente e/o indirettamente riconducibili a Matteucci identificati in Giuliano Capurri, Antonio Gentile, Vincenzo Misso, Nando Di Luca, Carla Cameli, Valerie Laurence Lighezolo.



Dalle indagini che hanno visto la fattiva collaborazione fra le due forze di polizia è emerso con evidenza come il modus operandi dell’organizzazione prevedesse: "l’acquisizione di aziende in crisi che attraverso una serie di passaggi societari, saggiamente consigliati dai professionisti indagati, venivano svuotate dei loro beni e venivano condotte al fallimento, dopo aver occultato le scritture contabili, trasferito la sede all’estero e aver ceduto l’intero capitale sociale a prestanomi anche stranieri compiacenti; fittizie cessioni di beni strumentali al fine di generare crediti di imposta utilizzati per non pagare le tasse; illecita gestione dell’attività di recupero di materiale ferroso operata attraverso fittizi conferimenti di rottami al fine di drenare le risorse finanziarie dalle società operative Blu Sky S.r.l. e M-Recycling S.r.l".



Il collaudato sistema di frode, sempre per gli inquirenti, "ha permesso all’organizzazione di distrarre dalle società operative cospicue risorse finanziarie concesse dagli istituti di credito (Banca delle Marche/Medioleasing S.p.a.) per la realizzazione del centro commerciale Adriatico di Civitanova Marche. Tali risorse finanziarie venivano distolte dalla loro reale destinazione attraverso un articolato sistema di fatture false per circa 13 milioni di euro. Questo consentiva alle società riconducibili al Mattucci di avere una cospicua liquidità e, nel contempo consentiva di ottenere cospicui crediti di imposta inesistenti che venivano utilizzati per abbattere gli oneri fiscali e contributivi".



Alla Procura della Repubblica di Chieti sono state denunciate 21 persone che dovranno rispondere a vario titolo del reato associativo finalizzato alla frode fiscale ed alla bancarotta fraudolenta per distrazione. Inoltre è stato disposto il sequestro preventivo per equivalente fino alla concorrenza dell’ammontare dell’imposta evasa di 43 rapporti bancari e 48 unità immobiliari riconducibili a società e persone indagate.
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