CIVITANOVA - «Abbiamo tutti il diritto di essere vivi. Giustizia per Alika»: la scritta in inglese e in italiano campeggia sullo striscione con i colori verdi e bianchi della Nigeria che apre il corteo organizzato per solidarietà alla famiglia di Alika Ogorchuckwu, il 39enne venditore ambulante nigeriano ucciso il 29 luglio in strada da Filippo Ferlazzo. Un aggressione brutale, sotto gli occhi atteriti dei passanti, registrata in un video che ha fatto il giro di Italia scatenando un sentimento comune di condanna e di solidarietà.
Il sindaco Ciarapica: «Civitanova città ospitale»
Il corteo, con in testa la moglie di Alika, Charity Oriakhi, è arrivato nella piazza principale di Civitanova. È partito dallo spiazzo antistante lo stadio con qualche minuti di ritardo con molti rappresentanti della comunità nigeriana locale, regionale ed italiana, più il coordinamento anti-razzista italiano.
L'avvocato della moglie di Alika: «Non è stato un gesto razzista, ma di violenza»
L'avvocato Francesco Mantella, legale della famiglia che oggi ha accompagnato la moglie di Alika, Charity Oriakhi, al corteo di solidarietà, ha voluto sottolineare che «La famiglia Ogorchuckwu non ha mai pensato a un episodio che potesse avere come finalità il gesto razzista, ma di violenza che come tale va condannato a prescindere da chi lo subisce o da chi lo attua». Al termine della manifestazione il corteo promosso dalla comunità nigeriana si è diretto lungo corso Umberto I a Civitanova Marche dove alika è stato ucciso: la moglie Charity e due dei sei fratelli della vittima hanno deposto un mazzo di fiori e alcune piantine con messaggi per il venditore ambulante morto il 29 luglio. Nel frattempo i partecipanti del corteo si sono inginocchiati con il pugno alzato alla maniera del "Black Lives Matter" e in lungo cartello hanno scritto «Le nostre vite contano, le nostre voci contano».