Più forti di terremoto e pandemia, a Castelsantangelo “L’erborista” compie 50 anni

Più forti di sisma pandemia, a Castelsantangelo “L’erborista” compie 50 anni
​Più forti di sisma pandemia, a Castelsantangelo “L’erborista” compie 50 anni
di Monia Orazi
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Lunedì 19 Settembre 2022, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 09:34

CASTELSANTANGELO SUL NERA Il ristorante simbolo della resilienza post terremoto dei Sibillini ha compiuto 50 anni. Ha festeggiato il mezzo secolo di vita “L’erborista” della famiglia Marzoli Capocci, che si trova a quota novecento metri di altezza a Gualdo di Castelsantangelo sul Nera.  

Si è tenuta una piccola cerimonia per festeggiare il mezzo secolo di vita del locale di proprietà della famiglia Marzoli Capocci, che oggi è saldamente in mano alle nipoti Ilaria e Francesca, terza generazione impegnata nel locale di famiglia: giovani e tenaci che si mantengono ben salde sui Sibillini e lottano con forza per continuare a diffondere la cucina tradizionale appenninica e montana dell’Alta Valnerina. A raccontare la storia è il figlio dei fondatori, Domenico, che ha gestito il locale fino a undici anni fa, quando per motivi di salute ha lasciato il testimone alle figlie: «Mio padre faceva i panini alla Cona, con le cotiche ed i fagioli. Conobbe Piergiorgio Lorenzetti di Macerata. Aveva il sogno di creare un suo locale e lui lo indirizzò, prese tutte le licenze alla Camera di Commercio e finalmente aprì a Gualdo il locale che ancora oggi è attivo. Mia madre e le signore del paese il fine settimana preparavano dalle 50 alle 100 uova di tagliatelle».

Tradizione e prodotti locali

«Sin da allora si è scelto di puntare sulla cucina tradizionale e sui prodotti locali. Una scelta che ci accompagna ancora oggi. Pian piano negli anni il ristorante è cresciuto, permettendo a ben due famiglie di vivere ed andare avanti.

Oggi non è più come in passato, perché con la pandemia e le conseguenze del terremoto vedo il futuro incerto, nonostante io non sia un pessimista di natura». Domenico ha visto fin da ragazzo i suoi genitori impegnati dietro ai fornelli, dietro al bancone e ha gestito per un periodo insieme al fratello il locale, poi lo ha lasciato alle due giovani figlie: «Sono i nostri collaboratori che si sono succeduti in cinquant’anni di attività ad averci permesso di andare avanti. Oggi mio fratello non lavora più, ma c’è mio nipote Nicola che il sabato e la domenica ci dà una mano. Siamo alle prese con sempre maggiori costi del gas e dell’energia elettrica: si fa sempre più fatica a far quadrare i conti». 

Penalizzati dal clima
 

«La nostra clientela è anche fortemente legata al passaggio dei turisti verso Castelluccio di Norcia. Centro che però attira molte persone solo nel periodo della fioritura. Quest’anno tra l’altro siamo stati penalizzati dal clima: la fioritura è stata condizionata dalla siccità ed è durata molto meno. Scontiamo anche la mancata riapertura degli impianti di Monte Prata, chiusi ormai da sei anni. Una volta la frazione di Gualdo, che è lungo un chilometro e mezzo, in estate si riempiva di gente, c’entravano 1000 persone: venivano da Roma, da Macerata, da Ancona tutti i proprietari delle seconde case, che dopo il terremoto non sono più tornati. Anche il campeggio qua vicino, rimane tristemente chiuso».

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