«Bolletta? Più di un milione al mese. E le materie prime non si trovano». C'è chi ha spostato per due mesi i turni dal mercoledì al sabato

«Bolletta? Più di un milione al mese. E le materie prime non si trovano». C'è chi ha spostato per due mesi i turni dal mercoledì al sabato
«Bolletta? Più di un milione al mese. E le materie prime non si trovano». C'è chi ha spostato per due mesi i turni dal mercoledì al sabato
di Giulia Sancricca
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Domenica 6 Marzo 2022, 08:30

CALDAROLA - Il caro bollette e la mancanza di materie prime dalla Russia e dall’Ucraina iniziano a mettere in difficoltà la fonderia Lead Time di Caldarola. Come altre aziende, si trova a fare i conti con due gravi conseguenze che derivano dalla guerra. Conti che non tornano e che, per tamponare l’emergenza, costringono la dirigenza a cambiare i turni di lavoro, in attesa che il governo si attivi per soluzioni immediate, ma anche nel lungo periodo. 


«La crisi in Ucraina sta determinando due criticità - dice Duccio Conforti, direttore generale della fonderia più grande della regione - .

La prima legata direttamente ai costi energetici, visto che l’Italia non è autonoma da questo punto di vista. La seconda è relativa alla carenza di materie prime. Ucraina e Russia sono per noi il mercato principale da cui attingere per poter realizzare i componenti. In questo momento l’Ucraina non riesce a lavorare, e la Russia, per via delle sanzioni, ha tante aziende bloccate».

Così, al caro bollette, si aggiunge per la fonderia un problema più grande che rischia di fermare la produzione. «Per via del Capacity market - spiega - a gennaio, febbraio e luglio è previsto un aumento di 40 centesimi al chilowatt. Nei due mesi passati abbiamo deciso di fermare i turni del mercoledì e di lavorare il sabato: giorno in cui è previsto un prezzo inferiore dell’energia. Per luglio - annuncia - stiamo pensando di fermare la produzione e lavorare direttamente ad agosto. La nostra azienda è passata da una bolletta di 350mila euro al mese a un milione e centomila euro».

Ma a preoccupare Conforti è anche la mancanza delle materie prime. «I clienti sarebbero disposti a riconoscere l’aumento dei prezzi legato alle bollette, ma ciò su cui non abbiamo alcun potere è l’assenza di materiale. Quella potrebbe davvero costringerci ad uno stop. Fermare la produzione di ghisa significa fermare la maggior parte dei settori economici. Noi siamo il secondo anello della catena produttiva industriale: alcuni dei nostri colleghi, già da lunedì (domani, ndr) fermeranno la produzione. Il mercato italiano, dopo il Covid, ha voglia di ripartire, di correre. L’italia è un partner affidabile, ma con queste difficoltà non può comunque lavorare nonostante la richiesta». È per questo che il direttore generale della Lead Time evidenzia la necessità di strategie da intraprendere a livello europeo e nazionale.


«Innanzitutto dobbiamo mirare a essere autonomi dal punto di vista energetico - dice - . Bisogna pensare a nuove centrali europee di gas. Per quanto riguarda, invece, la materia prima è necessario che lo stato intervenga a difesa del sistema produttivo italiano. Si deve tornare a dare valore all’Europa, diversamente a quanto fatto negli ultimi trent’anni. Nel breve periodo, per esempio, Taranto ha i forni per produrre materia prima per il nostro settore. Nel lungo termine però bisogna rendere realtà come Taranto ecologicamente compatibili se vogliamo non essere completamente dipendenti dall’estero. Se la strada dovesse essere intrapresa sin da ora i risultati si inizierebbero a vedere nei prossimi tre anni. Intanto - conclude - speriamo che torni la pace, ma che tutto ciò ci serva da insegnamento».
 

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