MACERATA - La conta dei danni, dopo l’alluvione del 15 settembre e le raffiche di vento dei giorni successivi, ha preso il via pure sulle campagne del Maceratese. Qui la grande quantità di acqua caduta dal cielo in poche ore ha interessato soprattutto i Comuni di Matelica - dove sono stati danneggiati i vigneti di Verdicchio - Apiro, Cingoli e San Severino, con frane, smottamenti e allagamenti.
A Visso, il forte vento ha addirittura divelto i teli delle strutture temporanee montate dopo il terremoto del 2016, che servivano agli agricoltori e agli allevatori per continuare a lavorare in attesa della ricostruzione della loro sede. Allagamenti anche a Recanati e Porto Recanati dove il Monocchia, affluente del Potenza, è esondato in più punti.
L’emergenza è arrivata in un momento in cui alcune aziende vitivinicole avevano già iniziato la vendemmia, mentre altre si apprestavano ad avviarla.
I danni da analizzare
Tutti danni che in questo momento Coldiretti sta analizzando per poi valutare se ci siano i presupposti per chiedere lo stato di emergenza. «Sappiamo che l’epicentro del disastro non ci coinvolge - dice il presidente provinciale di Coldiretti, Francesco Fucili -. Per ora non credo che il Maceratese godrà dei fondi stanziati: vedremo se sarà inclusa una piccola zona. Noi stiamo raccogliendo le segnalazioni dei danni, ma deve esserci una determinata percentuale all’interno di un determinato perimetro per raggiungere lo stato di calamità». È la prassi, come avviene anche durante le nevicate o gli eventi atmosferici eccezionali. Anche se Fucili ci tiene a precisare che «qualora i fondi fossero previsti, sono comunque un palliativo: non è detto che arrivino e spesso vengono liquidati tardi».
L’emergenza si aggiunge così a una situazione già difficile per il comparto agricolo legata, come per gli altri settori, ai rincari. Le cantine, ora al lavoro per la vendemmia, oggi si trovano a fare i conti con frane, smottamenti e allagamenti, ma erano già alle prese con i rincari delle bollette dell’energia e del materiale per l’imballaggio dei prodotti. Carta, cartone, vetro, sugheri, sono aumentati dal 150 al 200 per cento, così come l’energia per refrigerare le botti. Così da una parte la riflessione interessa i cambiamenti climatici che mettono gli agricoltori di fronte a situazioni difficili con i violenti temporali che si abbattono su terreni già secchi e che non riescono ad assorbire l’acqua, provocando frane e smottamenti. Dall’altra la gestione del territorio. «L’agricoltura ha un ruolo di custodia delle aree interne, ma spesso ci si scontra con la burocrazia quando si parla di manutenzione dei fiumi. Senza contare l’eccessiva cementificazione». E infine i rincari che mettono in ginocchio le aziende.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Utilità Contattaci
Logout