Le raccolte De Minicis e Carducci: inaugurata a Fermo la prima sezione del museo archeologico

Le raccolte De Minicis e Carducci: inaugurata a Fermo la prima sezione del museo archeologico
Le raccolte De Minicis e Carducci: inaugurata a Fermo la prima sezione del museo archeologico
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Domenica 14 Maggio 2023, 11:47

FERMO- Inaugurato da qualche giorno, il nuovo museo archeologico di Fermo ha aperto la prima delle tre sezioni all'interno dello storico edificio dell'ex collegio Fontevecchia. Ospita la prima parte dedicata al collezionismo e presto arriveranno anche le sezioni protostorica e romana.

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Le sei stanze

La prima sezione si compone di sei stanze.

Qui è ricostruita la storia della collezione archeologica comunale, con i personaggi che hanno dedicato la propria vita allo studio e alla ricerca. In particolare le prime cinque stanze traggono origine dalla passione che i fratelli Gaetano e Raffaele De Minicis avevano per l'archeologia. Una collezione privata che i due fratelli, nati a Falerone, raccolsero nella prima metà del XIX secolo: oggetti antichi, frutto di scavi e acquisti, archeologici o epigrafici, tutti provenienti dal Fermano. Vengono ricostruiti ambienti della casa dei due illustri collezionisti, nella quale vi erano sia iscrizioni e sculture antiche che dipinti. Parte di questa raccolta è finita tra proprietà private e altri musei, ma nel 1872 fu acquisita dal Comune di Fermo, che a sua volta, nel 1888, acquisì al patrimonio comunale anche alcuni reperti della collezione privata dell'architetto Giovan Battista Carducci.

Il primo nucleo

La collezione dei De Minicis di fatto fu il primo nucleo del museo archeologico di Fermo, e tutta la prima sezione appena inaugurata è stata curata dalla funzionaria del servizio musei del comune di Fermo, Francesca Giagni. Nella prima stanza si dà conto di come è nato il gusto dell'antico, gusto che arriva in parte anche dalla tradizione settecentesca delle "wunderkammers", "stanze delle meraviglie", e ancora dal culto neoclassico dell'antico teorizzato su tutti da Winckelmann, e di cui furono esponenti Scipione Maffei e Athanasius Kircher. In questa come nelle altre piccole stanze ci sono pannelli esplicativi che raccontano gli oggetti esposti. Nella prima ci sono alcuni volumi con la riproduzione di una di queste wunderkammers, nella seconda si parla della figura dell'Abate Colucci, primo archeologo della zona, nato a Penna San Giovanni, sui cui libri studiarono i fratelli De Minicis. E una piccola ricostruzione della casa museo dei due fratelli si trova nella terza stanza. Una grande immagine fotografica, unita ad uno scrittoio, con penna e calamaio, e una vetrina contenente alcuni reperti, principalmente scultorei. Da segnalare la ricostruzione nella quarta parte della prima sezione del museo archeologico, gli scavi "non autorizzati" dei De Minicis al teatro romano di Falerio Picenus. Finanziarono scavi ma, mancando di autorizzazione, furono denunciati dallo Stato pontificio.

La corrispondenza

Molti scambi epistolari di Gaetano De Minicis, soprattutto con l'epigrafista e mumismatico Bartolomeo Borghesi, permisero al territorio di uscire dall'isolamento e aprirsi al mondo: a questo è dedicato il quinto ambiente. L'ultimo contiene gli oggetti antichi, tra cui alcuni unguentari, della collezione di Carducci.

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