Rischio guerra nucleare, maschere e divise si producono ad Aprilia: così proteggono da attacchi chimici e batteriologici

L’equipaggiamento all’avanguardia viene prodotto dalla Arescosmo

Rischio guerra nucleare, maschere e divise si producono ad Aprilia: proteggono da attacchi chimici e batteriologici
Rischio guerra nucleare, maschere e divise si producono ad Aprilia: proteggono da attacchi chimici e batteriologici
di Stefano Cortelletti
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Martedì 5 Aprile 2022, 09:26 - Ultimo aggiornamento: 15:36

Con una guerra alle porte dell'Europa e una situazione diplomatica internazionale fin troppo tesa, c'è bisogno di essere pronti a rispondere a eventuali aggressioni batteriologiche, chimiche o addirittura nucleari anche sul suolo italiano. Le minacce che arrivano dalla Russia, vere o presunte, non lasciano indifferenti i cittadini, sempre più spaventati per il futuro, ma anche il governo nazionale. Le nostre forze armate possono contare su un equipaggiamento all'avanguardia pensato e prodotto da un'azienda di Aprilia, la Arescosmo, 63 dipendenti in prevalenza donne, che dagli anni Novanta realizza per conto del ministero della Difesa sistemi di protezione pensati per garantire sicurezza ai soldati, con una tecnologia ereditata da Pirelli per l'utilizzo dei materiali di ultima generazione.

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I NUMERI
Le tute prodotte, fino a diecimila l'anno, sono dette Nbcr nucleare, batteriologico, chimico, radioattivo e si dividono in due tipi: quelle permeabili, composte da uno strato esterno in tessuto idrorepellente e uno interno dotati di filtro a carboni attivi, e quelle impermeabili che fanno da scudo tra l'esterno e l'interno ma possono essere indossate per poche ore.

A queste vanno aggiunte le maschere, prodotte fino a 70 mila l'anno, oltre alle protezioni per piedi e mani.

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LA RICERCA
Le minacce da affrontare sono diverse. Un attacco biologico può risultare difficile da contenere, e l'Italia ha testato a sue spese l'impreparazione nella pandemia da Sars Cov-2, quello chimico ha un impatto tangibile e istantaneo, crea il panico ma permette di circoscrivere il raggio di azione. L'attacco nucleare è certamente il più temibile, perché oltre ai danni provocati dall'arma, c'è l'imprevedibilità della nube radioattiva e la ricaduta delle polveri. «Lavorare su ricerca e innovazione è fondamentale: i materiali devono essere adeguati all'emergenza da affrontare, non si può sottostare all'obsolescenza» spiega Silvio Rossignoli, presidente di Arescosmo.

 

«L'Italia dal punto di vista dell'Nbcr ha una tradizione consolidata, sono anni che ci si addestra, le forze armate italiane non hanno mai sottovalutato il problema e sono pronte in caso di attacchi di questo tipo». Anche i vigili del fuoco sono addestrati e attrezzati: sono loro a intervenire in casi di disastri industriali. «Tute e maschere sono in grado di proteggerci, chi non è pronto è la popolazione che non ha i dispositivi, né la preparazione» aggiunge il presidente Rossignoli. «Non siamo in Israele, dove ogni famiglia ha le maschere fornite dallo Stato e ambienti idonei in cui rifugiarsi».

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LE RICHIESTE
L'aumento di commesse non è ancora arrivato, ma Arescosmo se lo aspetta man mano che le minacce si faranno più concrete. «Il problema precisa il direttore operativo Marco Adami è che questo tipo di mercato è difficile da espandere in maniera istantanea. È fondamentale la pianificazione nel tempo, è questo che deve capire la politica. Prima la pandemia e ora l'Ucraina ci dimostrano che la sicurezza non è un costo, ma una risorsa: il concetto non è di uccidere vite, ma di salvare vite». Va anche aggiunto le materie prime come tessuti, gomma, parti meccaniche sono attualmente difficili da reperire, soprattutto dall'estero, e che i costi sono in rapido aumento, almeno del 30 per cento in pochi mesi. «Mettere la testa sotto la sabbia non aiuta. Quando si corre appresso all'emergenza, si spende molto di più e ce lo ha fatto capire il Covid. La mancata pianificazione si paga caro conclude Adami e quando saremo pronti sarà già troppo tardi».

 

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