Telemedicina e Covid 19, le associazioni dei pazienti a Conte: «Seguire il modello di Latina»

Salvatore Di Somma con l'équipe che segue la telemedicina
Salvatore Di Somma con l'équipe che segue la telemedicina
di Giovanni Del Giaccio
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Mercoledì 6 Maggio 2020, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 09:18

Prendere ad esempio il modello di "presa in carico" di Latina ed esportarlo nel resto d'Italia come sistema di telemedicina. Lo chiedono, in una lettera spedita al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro della Salute Roberto Speranza, i rappresentanti di 17 associazioni di malati. Si va dai donatori di organi alla federazione malattie rare, dalla sclerosi multipla al coordinamento nazionale cuore e diabete. Ma perché Latina? 

Da qualche settimana Salvatore Di Somma, docente universitario alla Sapienza, dirige l'équipe che si occupa di monitorare a domicilio i pazienti positivi al Covid 19. C'è un kit messo a disposizione dei pazienti che hanno un saturimetro e un telefono cellulare dedicato, collegati alla centrale operativa. Si misurano a distanza i parametri (saturazione dell'ossigeno, frequenza respiratoria, battiti cardiaci e temperatura corporea) e se scatta un "alert" c'è il confronto con il medico della Centrale di continuità territoriale e con quello di base, quindi si decide se ricoverare o meno il paziente.

«In questo modo - spiega Di Somma, esperienze anche all'università di San Diego, in California e per anni dirigente dell'emergenza al Sant'Andrea - abbiamo evitato che i pazienti da ricoverare per il Coronavirus finissero direttamente nelle rianimazioni. Li abbiamo seguiti e li seguiamo, se qualcosa non va li facciamo ricoverare ma quando la situazione non è compromessa. Attenzione, non sostituiamo con gli strumenti la valutazione clinica, quella resta ed è indispensabile, ma li usiamo per verificare le condizioni a domicilio».

Un percorso che la Asl di Latina aveva già avviato con il progetto "+Vita" per le malattie croniche e che si è rivelato utilissimo in questa fase di emergenza. Un sistema che potrebbe, allo stesso modo, riguardare anche altre patologie, evitare ricoveri impropri o facilitare le cosiddette dimissioni "protette" laddove con un kit si può continuare  a monitorare a distanza la situazione.

Vedi anche » Presa in carico dei pazienti, premio al Forum Pa per il progetto "+Vita" della Asl di Latina

La telemedicina non è certo una novità, ma può avere una spinta decisiva proprio in un periodo come questo.  «L’attuale situazione di emergenza che sta vivendo il nostro Paese che, nonostante gli sforzi di tutti, fa registrare ogni giorno dati drammatici sulla mortalità, sul contagio e sull’assistenza all’ammalato - scrivono i rappresentanti delle associazioni  -  ha generato in noi  pazienti cronici e rari alcune riflessioni sulle condizioni generali del sistema sanitario nel nostro Paese che, pur nella unicità di rispondere ai principi costituzionali del diritto alla salute di ogni cittadino italiano, dimostra affanno e carenze strutturali per rispondere alla domanda di assistenza già nella fase ordinaria fino a raggiungere situazione di tragicità nelle fasi emergenziali».

Le associazioni fannol riferimento  alle  inee di indirizzo nazionali che analizzano modelli, processi e modalità di integrazione dei servizi di telemedicina nella pratica clinica: «Crediamo che proprio l’attuale situazione di emergenza debba far riflettere sulla necessità non più procrastinabile di riformulare il modello organizzativo e strutturale del servizio sanitario nazionale ma non come iniziativa di qualche regione o qualche singola azienda, ma come modello unico di assistenza sanitaria nell’intero territorio».

Vengono citate alcune esperienze, ma in riferimento al Covid: «Un sistema di telesorveglianza/telemonitoraggio per i soggetti in isolamento domiciliare avviato recentemente dalla Regione Lazio sta dando ottimi risultati nell’individuare il livello di aggressione del virus e quindi l’implementazione immediata delle misure idonee di intervento, e con rammarico apprendiamo che viene applicato attualmente a soli 150 pazienti Covid  positivi a domicilio della sola Asl di Latina (con la quale ci complimentiamo), che invece va presa come esempio».

Da qui la richiesta di implementare   un sistema del genere ed estenderlo come forma di «assistenza domiciliare integrata, coordinata tra specialisti, medici ospedalieri, medici di base , personale sanitario, pazienti che, servendosi anche delle opportunità tecnologiche della trasmissione di dati a distanza, consenta ad equipe di operatori  di seguire i malti informati e formati presso il proprio domicilio».  
 

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