Il Molise è la prima zona verde italiana in Europa (meno di 25 casi ogni 100.000 abitanti). Calabria rossa

Zone bianche dal 7 giugno, e il Molise è la prima zona verde italiana in Europa
Zone bianche dal 7 giugno, e il Molise è la prima zona verde italiana in Europa
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Giovedì 3 Giugno 2021, 15:08 - Ultimo aggiornamento: 17:59

Il Molise è la prima zona verde italiana nella mappa europea dell' Ecdc, il Centro europeo per il controllo delle malattie. È quella, cioè, con la minor incidenza di casi Covid: meno di 25 casi ogni 100mila abitanti. Anche secondo il sistema di colori italiano il Molise, infatti è contrassegnato da un colore rassicurante: è in zona bianca (meno di 50 casi ogni 100mila abitanti secondo la classificazione italiana).

L'Italia comunque è sempre più arancione con solo la Calabria in rosso.

Questa settimana diventano arancioni, sempre per il sistema di rilevazione europeo, anche la Basilicata, la Toscana, la Puglia e la Campania che erano rosse nella cartina precedente, e che vanno a raggiungere quindi in una fascia di rischio più bassa il resto della Penisola, già color arancio, Isole comprese.

L'Italia è destinata a scolorirsi comunque. Sperano nella zona bianca da lunedì 7 giugno Abruzzo, Liguria, Umbria e Veneto. Ricordiamo che sono già in zona bianca Friuli-Venezia Giulia, Molise e Sardegna. Domani ci sarà il consueto monitoraggio del venerdì e sapremo i colori ufficiali.

Curiosità: nella mappa la Svezia non è colorata perché la sua Agenzia di salute pubblica ha subito un tentativo di violazione dei dati del database SmiNet, che viene utilizzato per memorizzare le notifiche di malattie infettive. «Non è ancora chiaro se persone non autorizzate possano aver avuto accesso ai dati sensibili», recita una nota governativa.

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Lo sguardo in Europa

Il Covid in Europa ha colpito di piú alcuni gruppi di migranti, che sono anche quelli meno vaccinati. In particolare in Danimarca, Norvegia e Svezia i loro tassi di contagio sono stati superiori al resto della popolazione, mentre in Italia e Spagna sono risultati più a rischio di ricovero rispetto agli autoctoni. Sono alcuni dei dati evidenziati dal Centro europeo per il controllo delle malattie ( Ecdc) nel suo ultimo documento su come ridurre i contagi e aumentare le vaccinazioni tra i migranti. L' Ecdc cita uno studio italiano riferito al periodo tra il 20 febbraio e 19 luglio 2020, da cui è emerso che il 7,5% di tutti i casi di Covid erano di persone non italiane, e che questo gruppo riceveva una diagnosi più tardiva, cos come era a maggior rischio di ricovero e ingresso in terapia intensiva. Anche in Spagna uno studio ha rilevato che il 16,6% dei casi erano di non-Europei, ricoverati più spesso in terapia intensiva (16,6%) rispetto agli europei (9,6%). Inoltre in Gran Bretagna, Olanda, Francia e Svezia i migranti hanno avuto tassi di mortalitá piú alti per tutte le cause rispetto al resto della popolazione e agli anni precedenti. Piú focolai sono stati riportati in diversi campi e centri di ricezione e detenzione dei migranti in Europa. Il peso delle restrizioni e del lockdown protratto ha avuto un impatto maggiore sui migranti, a maggior rischio di perdere lavoro ed entrate e bloccando anche i processi di asilo e i ricongiungimenti familiari. Secondo l' Ecdc è essenziale coinvolgere le diverse comunità di migranti a rischio, cercando di minimizzare il rischio di contagio e dando loro un miglior accesso ai servizi sanitari e vaccinali, sopratutto a chi è escluso dal servizio sanitario. Per farlo, conclude il documento, bisogna lavorare sulle barriere individuali e strutturali alla vaccinazione, costruire fiducia nelle comunità migranti sul vaccino, contrapponendo informazioni accurate alla disinformazione, e prevedendo punti di accesso vaccinali per i migranti non registrati.

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